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Lasciate ai bambini la libertà di essere bambini

Lasciate ai bambini la libertà di essere bambini

Un mondo distopico il nostro, che sente il desiderio di regolamentare tutto, compresa l’energia e il gioco dei bambini. Lasciamoli giocare, per favore, e ricordiamoci di vivere.
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Lasciate ai bambini la libertà di essere bambini

Un mondo distopico il nostro, che sente il desiderio di regolamentare tutto, compresa l’energia e il gioco dei bambini. Lasciamoli giocare, per favore, e ricordiamoci di vivere.
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Lasciate ai bambini la libertà di essere bambini

Un mondo distopico il nostro, che sente il desiderio di regolamentare tutto, compresa l’energia e il gioco dei bambini. Lasciamoli giocare, per favore, e ricordiamoci di vivere.
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Un mondo distopico il nostro, che sente il desiderio di regolamentare tutto, compresa l’energia e il gioco dei bambini. Lasciamoli giocare, per favore, e ricordiamoci di vivere.
I bambini sono impegnativi e anche tanto. I bambini sono chiassosi, irruenti, confusionari, energetici e le nostre di energie le prosciugano a velocità impressionante. I bambini portano confusione nella vita, insieme al carico di una responsabilità senza limiti. I bambini – eh, sì – giocano, corrono, si azzuffano, urlano. I bambini vivono da bambini e guai a chi non voglia che sia esattamente così. Tutto ovvio e scontato, penserete, persino banale e vagamente zuccheroso. Peccato che nella nostra Italia sempre più gerontocentrica l’ovvio e lo scontato non siano da tempo più tali, se riferiti ai bimbi. C’è da capirlo, in una società che ha semplicemente smesso di farli in numero sufficiente a garantirsi un futuro. Non oseremmo fare la morale a nessuno – atteggiamento mentale che aborriamo in qualsiasi circostanza – ma sentiamo il dovere di un paio di richiami, a costo di apparire ripetitivi: consegnandoci al gelo demografico, stiamo contribuendo a costruire una società “per soli adulti”. Uno strano mondo in cui si passa dallo stato di perenni ragazzi – definiamo così, senza che ci scappi da ridere, anche gli ultra quarantenni e cinquantenni – direttamente a quello di aspiranti pensionati. Pretendiamo tutta una serie di garanzie e sicurezze negate alla radice proprio dal numero ormai minimo di bambini intorno a noi. Chi dovrebbe mai pagare il complesso di garanzie che richiamiamo con il concetto di welfare state? Forse i vecchi sempre più vecchi e viziati? Una campagna elettorale degna di questo nome partirebbe proprio da qui, ma lasciamo stare. Il riflesso di un mondo per soli adulti è anche nella soffocante ansia di normare e regolamentare ogni cosa, compreso il gioco di questi curiosi esseri sotto il metro e cinquanta di altezza. Alieni che si ostinano a voler giocare sempre e ovunque. Quale presunzione, voler far rotolare un pallone appena ci sia lo spazio per immaginarsi al centro di San Siro o del Santiago Bernabeu. Ecco perché la ribellione dei ragazzini di Roca, affacciata sullo splendido mare del Salento, è una benedizione: quello striscione in cui con prontezza, intelligenza e una discreta dose di paraculismo hanno saputo rinfacciare ai “grandi” esattamente la classica accusa rivolta ai ragazzi di oggi (passare tutto il loro tempo libero e non solo incollati allo smartphone) è una boccata d’aria fresca. È lo sberleffo del grande calciatore alle gabbie e agli schemi per soffocarne l’inventiva, inventati non sempre dagli allenatori avversari e spesso dai propri, ma questa è un’altra storia. È un dribbling alla vita schematica e prevedibile. Un mondo senza bambini è un mondo silenzioso, ordinato, tendente al distopico. Fateci caso: in molti romanzi o film di fantascienza in cui s’immagini un futuro dominato da dittature e odio della libertà le prime vittime sono sempre i bambini. Negati, irregimentati, soffocati. Nella realtà, solo una dittatura poteva pensare di vietare per legge alle coppie di avere più di un figlio. È accaduto in Cina e c’è pure chi da queste parti li osanna. Vero che noi non abbiamo avuto neppure bisogno di ordini dall’alto per fare sempre meno bambini, ma siamo pur sempre in tempo per correre ai ripari. Il primo passo potrebbe essere tornare a far rotolare una palla ovunque si abbia voglia di farlo e pazienza se metteremo a rischio un paio di finestre e i nervi di qualche bonaria (non sempre) signora che accompagna ancora oggi i nostri ricordi d’infanzia. Lasciateli giocare e ricordatevi di vivere.   di Fulvio Giuliani

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