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La spiaggia occupata dall'ombrellone

La spiaggia occupata con l’ombrellone

La spiaggia è demaniale, e secondo il Codice della Navigazione non può essere arbitrariamente occupata. Le sanzioni vanno dai mille ai tremila euro. Tutto giusto, ma stride il contrasto fra quelle multe e quello che accade con le concessioni balneari
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La spiaggia occupata con l’ombrellone

La spiaggia è demaniale, e secondo il Codice della Navigazione non può essere arbitrariamente occupata. Le sanzioni vanno dai mille ai tremila euro. Tutto giusto, ma stride il contrasto fra quelle multe e quello che accade con le concessioni balneari
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La spiaggia occupata con l’ombrellone

La spiaggia è demaniale, e secondo il Codice della Navigazione non può essere arbitrariamente occupata. Le sanzioni vanno dai mille ai tremila euro. Tutto giusto, ma stride il contrasto fra quelle multe e quello che accade con le concessioni balneari
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La spiaggia è demaniale, e secondo il Codice della Navigazione non può essere arbitrariamente occupata. Le sanzioni vanno dai mille ai tremila euro. Tutto giusto, ma stride il contrasto fra quelle multe e quello che accade con le concessioni balneari
Svegliarsi all’alba per andare a piantare l’ombrellone in spiaggia non è una grande idea. Chi non lo sapeva, l’ha scoperto sulla propria pelle, anzi sul proprio portafoglio: in questi giorni, soprattutto in Toscana, Polizia Locale e Guardia Costiera hanno multato quelli che qualcuno aveva ribattezzato i “furbetti del posticino”. Ovvero quelli che per evitare di non trovare posto sulla spiaggia libera si presentavano a inizio giornata, lasciavano lì le loro cose e poi tornavano. Per non parlare di quelli che la loro attrezzatura la mollavano lì per giorni, convinti fosse un’idea brillante. Ma la spiaggia è demaniale, e secondo il Codice della Navigazione non può essere arbitrariamente occupata. Insomma, non si può “prenotare” un posto piantando l’ombrellone. Le sanzioni vanno dai mille ai tremila euro, e alcuni Comuni e Regioni ne hanno aggiunte di ulteriori. Tutto giusto, ma stride il contrasto fra quelle multe e quello che accade con le concessioni balneari. Prima del provvedimento inserito nella legge sulla concorrenza sappiamo che chi ne aveva una conservava il diritto a quel pezzo di spiaggia, addirittura fino al 2035. La nuova norma prevede invece che entro la fine del 2024 vengano indette delle gare pubbliche per la riassegnazione delle concessioni. Intanto però chi gestiva un lido è come se avesse lasciato il suo ombrellone, e i suoi lettini, lì per anni, con il beneplacito dello Stato. E pagando cifre davvero irrisorie. A Napoli ad esempio i proprietari dei lidi versano ogni anno dai 2700 ai 14mila euro. Considerando che un incauto bagnante può doverne sborsare anche tremila solo per aver lasciato il suo ombrellone, la sproporzione è evidente. Così come è evidente che si è scelto di tutelare quelli che anni fa si erano accaparrati le concessioni. Non solo: basta fare un giro nelle diverse zone d’Italia per accorgersi che le spiagge libere sono, in molte aree, praticamente sparite. In parte anche perché negli ultimi due anni con le normative sul Covid i lidi hanno occupato più spazio per garantire il distanziamento. Ai danni, a volte, proprio di quelle parti rimaste ancora appannaggio di chi non vuole pagare ombrellone e lettino e preferisce far da sé. E infatti forse a molti sarà capitato di assistere a scontri verbali e liti proprio fra chi utilizza la spiaggia libera e chi gestisce i lidi: come trasformare in pratica quello che dovrebbe essere il momento più rilassante dell’anno in una ulteriore fonte di stress. Secondo l’ultimo report di Legambiente in Italia le concessioni sono oltre 12mila, a fronte di un gettito complessivo da canone che, per il 2020, si aggirava sui 104 milioni di euro (di cui però ne sono stati riscossi poco più di 92). Calcoli alla mano, significa che mediamente il canone supera di poco gli 8mila euro. Basta questo per rendersi conto della dimensione del problema. Per questo fa un po’ sorridere che ci si scagli poi contro i bagnanti, per quanto esista una normativa che è giusto far rispettare. Gli interessi da tutelare dovrebbero essere quelli di tutti, e finora non è stato così. Non troppo lontano da noi, in Francia, rilascio e rinnovo delle concessioni sono subordinati a gare pubbliche e in ogni caso la durata massima è di 12 anni. Quanto al canone, è parametrato alla redditività di quegli stabilimenti. Ed è obbligatorio lasciare libero l’80% dell’arenile sulle spiagge naturali, e il 50% su quelle artificiali. Un approccio opposto a quello italiano. L’equilibrio non è facile, ma trovarlo e (soprattutto) metterlo in pratica sarebbe una svolta da festeggiare. Andando in spiaggia.   Di  Annalisa Grandi

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