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Meloni e l'ultimo avviso a Berlusconi

Meloni, ultimo avviso a Berlusconi

L’allucinante tira e molla delle ultime 48h, lo scoop dell’agenzia LaPresse, l’ovazione dei suoi parlamentari: tutto ruota intorno alla figura di Silvio Berlusconi. Ma Giorgia Meloni, non ci sta.
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Meloni, ultimo avviso a Berlusconi

L’allucinante tira e molla delle ultime 48h, lo scoop dell’agenzia LaPresse, l’ovazione dei suoi parlamentari: tutto ruota intorno alla figura di Silvio Berlusconi. Ma Giorgia Meloni, non ci sta.
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Meloni, ultimo avviso a Berlusconi

L’allucinante tira e molla delle ultime 48h, lo scoop dell’agenzia LaPresse, l’ovazione dei suoi parlamentari: tutto ruota intorno alla figura di Silvio Berlusconi. Ma Giorgia Meloni, non ci sta.
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L’allucinante tira e molla delle ultime 48h, lo scoop dell’agenzia LaPresse, l’ovazione dei suoi parlamentari: tutto ruota intorno alla figura di Silvio Berlusconi. Ma Giorgia Meloni, non ci sta.
Come da copione, agevolmente anticipato nel video che abbiamo dedicato ieri sera all’ennesimo B-Day, ora il problema sarebbe capire di chi possa mai essere la “manina“ che ha registrato le parole in libertà di Silvio Berlusconi, per poi diffonderle alla stampa per mezzo dello scoop dell’agenzia Lapresse. In un fantasmagorico mondo alla rovescia, non ci dovremmo chiedere cosa diavolo sia passato per la testa al leader di Forza Italia nel fare scempio della politica occidentale nei confronti di Vladimir Putin, dei diritti dell’Ucraina e degli ucraini, di Volodomyr Zelenski e in definitiva della realtà storica dei fatti, per appassionarci alle tristi faide interne di un partito che è solo un ombra di quello che fu. Esattamente come il suo capo. Il dopo uragano di ieri è per certi aspetti anche peggio della tempesta, così come fanno ancora più male delle parole di Berlusconi quegli applausi dei suoi parlamentari che tutti abbiamo sentito. Un’ovazione a un ragionamento sconclusionato e da brividi, in cui non riesci a capire dove finisca l’adulazione più sfrenata e dove cominci un inconfessabile convincimento che ci metterebbe fuori dal novero delle nazioni occidentali e atlantiste. In questo quadro che dire sconcertante è poco, la durissima nota del presidente del Consiglio in pectore Giorgia Meloni è risultata necessaria, opportuna e ineccepibile. Di più: una vera ancora di salvezza per la stessa collocazione internazionale del Paese. Non facciamoci troppe illusioni, però, perché nei mesi a venire non basterà il pur lodevole impegno personale del capo del governo a superare gli esami a cui sarà sottoposta, per mettere in sicurezza l’Italia agli occhi degli alleati. L’allucinante tira e molla di queste ultime 48 ore, lo sfibrante, ridicolo e imbarazzante ping-pong di frasi incredibili, impacciate smentite e roboanti, stanche parole di un tempo che non c’è più promette di far nascere il governo insicuro di se stesso. Fra i tanti esiti paradossali, Silvio Berlusconi ha ottenuto l’incredibile risultato – dal suo punto di vista – di trasformare Giorgia Meloni nell’ultimo baluardo atlantista della maggioranza, tanto da dover poi urlare ai quattro venti che nessuno può dubitare del suo occidentalismo. Una rincorsa imbarazzante a un capo che non riconosce e a cui ha riservato più volte un trattamento sotto il livello di guardia. In questo sfacelo, non una voce, non un gesto di qualità – con l’eccezione del povero Antonio Tajani che vede traballare la poltrona alla Farnesina – da un partito che sembra una ridotta di nostalgici dell’età dell’oro.   di Fulvio Giuliani

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