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Sanità: vita medici in corsia peggiorata, faticosa e mal retribuita, survey Anaao

28 Giugno 2022

Roma, 28 giu. (Adnkronos Salute) – “Faticosa, peggiorata e mal retribuita”. Descrivono così la loro vita in corsia i medici ospedalieri italiani, in una survey condotta dal sindacato dei medici e dirigenti sanitari Anaao Assomed, presentata in occasione del 25esimo congresso nazionale dell’associazione, in corso a Napoli. Condizioni di lavoro che, per il sindacato, necessitano di “soluzioni non più rinviabili che i professionisti chiedono da tempo per non abbandonare la sanità pubblica”.

Su 3.282 risposte, equamente distribuite tra uomini e donne, il 69% – riferisce Anaao – ha definito la professione faticosa e per il 75% è peggiorata negli ultimi 10 anni. A rendere impossibile la vita in corsia è l’aumento dei carichi di lavoro sia per carenze di personale che organizzative denunciato dal 77% degli intervistati. Altrettanti lamentano una retribuzione insoddisfacente soprattutto nei confronti dell’impegno richiesto, un malessere amplificato dalla difficoltà di crescita professionale e prospettive di carriera. E nonostante la trattativa contrattuale non faccia differenze di genere, le disparità sulla retribuzione, tra medici uomini e medici donne, sono purtroppo realtà. Né consola il riconoscimento professionale che per il 77% degli intervistati è inesistente così come la valorizzazione della professione.

Da qui una road map necessaria – secondo Anaao Assomed – a migliorare le condizioni di lavoro, che comprenda: la limitazione del burn-out prevedendo una rotazione dei dipendenti che lavorano in reparti ad alto rischio di stress; una ridefinizione dei carichi di lavoro, l’incentivazione delle retribuzioni defiscalizzando alcune voci accessorie; la valorizzazione della leadership femminile e la previsione di strumenti contrattuali per facilitare l’assistenza a figli e parenti.

L’Anaao Assomed, dall’assise di Napoli, fa dunque appello alla politica e alle istituzioni affinché migliorare le condizioni di lavoro negli ospedali pubblici diventi l’obiettivo prioritario a breve termine. La faticosa organizzazione del lavoro, l’elevatissimo numero di ore di lavoro straordinario e di ferie non pagate e la scarsa retribuzione gravano sulle condizioni psico-fisiche dei professionisti – prosegue il sindacato – che si trovano a dover rinunciare anche alla formazione e all’aggiornamento per mancanza di tempo. E mentre la pandemia da SarS-Cov2 sta lentamente riducendo il peso sulle strutture sanitarie, non si arresta il peggioramento delle condizioni di lavoro su cui grava anche la mole di prestazioni arretrate.

È prioritario tutelare oggi gli operatori sanitari per tutelare gli utenti stessi. Come sempre, siamo a ribadire, che la conservazione della salute – conclude il sindacato – è più facile della cura della malattia.

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