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Tumori: Ieo, chirurgia invasiva seno evitabile in 50% donne candidate

14 Febbraio 2022

Milano, 14 feb. (Adnkronos Salute) – Oltre la metà delle pazienti con tumore al seno candidate a un intervento chirurgico esteso all’ascella, a causa dell’impossibilità di visualizzare con la scintigrafia il linfonodo sentinella la cui valutazione potrebbe evitare l’operazione demolitiva, in realtà sarebbero comunque da trattare in modo conservativo, con meno complicanze e salvando la funzionalità del braccio. Spiega come riconoscerle un maxi-studio italiano pubblicato su ‘Future Oncology’, condotto all’Istituto europeo di oncologia di Milano su più di 30mila fra il 2000 e il 2017.

Lo scopo del progetto – spiegano dall’Irccs fondato da Umberto Veronesi – era determinare il significato clinico della mancata visualizzazione del linfonodo sentinella, baluardo della chirurgia conservativa del seno. Con la biopsia del linfonodo sentinella, il primo tra quelli della rete linfatica che si dirama dalla ghiandola mammaria, si verifica infatti l’eventuale presenza di cellule tumorali, per capire se il tumore originato nel seno ha iniziato a diffondersi nell’ascella e se quindi dopo la rimozione del cancro mammario è necessario procedere anche allo svuotamento ascellare. Normalmente il linfonodo sentinella viene identificato attraverso una linfoscintigrafia preoperatoria, un esame diagnostico non invasivo. Esistono tuttavia dei casi in cui le immagini scintigrafiche non riescono a visualizzarlo e l’incertezza rischia di far propendere per la soluzione più drastica.

“Alcuni studi hanno ipotizzato che la mancata visualizzazione del linfonodo sentinella fosse segnale di metastasi e dunque un’indicazione per il chirurgo a procedere con lo svuotamento ascellare – sottolinea Giovanni Corso, chirurgo senologo Ieo, ricercatore dell’università Statale di Milano, coautore e promotore dello studio – In mancanza di dati definitivi, e con l’obiettivo di evitare una chirurgia non necessaria, in Ieo abbiamo deciso di non fermarci ai risultati della linfoscintigrafia, ma continuare la ricerca del linfonodo sentinella in sala operatoria”.

“Abbiamo applicato durante l’intervento una procedura già nota di medicina nucleare – precisa Francesca Magnoni, chirurgo senologo Ieo e prima firma del lavoro – che permette di identificare il linfonodo sentinella grazie al segnale, rilevabile da una sonda, del tracciante radioattivo iniettato in corrispondenza della ghiandola mammaria. Il tracciante segue lo stesso percorso delle cellule tumorali attraverso il sistema linfatico e come loro si posiziona nel primo linfonodo che incontra: il linfonodo sentinella”.

Ebbene, “il nostro studio ha evidenziato che, su un totale di 30.508 pazienti – riferisce Magnoni – all’interno del gruppo di 525 (1,7%) in cui il linfonodo sentinella non è stato identificato durante la linfoscintigrafia, in 385 (73%) è stato visualizzato successivamente in fase intraoperatoria. In quest’ultimo sottogruppo, ben 280 pazienti (72,7%) avevano un linfonodo sentinella negativo e dunque il chirurgo non ha eseguito la dissezione ascellare. In conclusione, abbiamo dimostrato che oltre la metà delle pazienti in cui il linfonodo sentinella non è visualizzabile non ha metastasi ascellari e può evitare lo svuotamento dell’ascella”.

“I risultati di questo studio rappresentano un importante contributo dello Ieo alla chirurgia conservativa del seno, campo in cui siamo orgogliosi di essere un riferimento mondiale – commenta Paolo Veronesi, direttore del Programma Senologia Ieo e coautore della ricerca – La tutela dell’immagine corporea di ogni donna è un valore che guida le nostre scelte cliniche e di ricerca. Milioni di donne nel mondo hanno evitato un intervento non necessario di dissezione ascellare grazie alla procedura del linfonodo sentinella che qui è stata messa a punto e sperimentata alla fine degli anni ’90. Questo nuovo studio eviterà la dissezione ad altre migliaia e migliaia di donne. E’ inoltre una dimostrazione di come la cura, anche chirurgica, del tumore del seno è sempre più personalizzata, grazie alla multidisciplinarietà e la disponibilità di tecnologie avanzate”.

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