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anniversario guerra

L’anniversario della libertà

Nel giorno dell’anniversario di un anno di guerra, La Ragione è in edicola con uno speciale di 8 pagine dedicato  
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Un anno di guerra. In Europa.
Anche solo scriverlo lascia senza fiato, riprovando la stessa incredulità di allora. Sembrava inconcepibile quell’aggressione vigliacca – eppure annunciatissima – a un Paese definito senza provare vergogna “fratello“. Guardavamo attoniti, mentre un nemico spietato e tracotante pensava di fare dell’Ucraina un cameriere-vassallo come la vicina Bielorussia in una manciata di giorni.

Non è andata così, ma nessuno in quei giorni angoscianti avrebbe scommesso su una disfatta politico-militare di Vladimir Putin, sugli ucraini capaci di incantare il mondo con il loro desiderio di libertà. Pagato con una tragedia devastante. Un anno dopo, conviene ripensare a quelle immagini che ci commossero fra febbraio e marzo del 2022: le fila interminabili dei profughi ai confini ancora praticabili dell’Ucraina, le migliaia e migliaia di donne con i bambini al seguito che si dirigevano con poche cose verso la salvezza dai tank e dai missili russi. Quelle fila senza uomini in grado di imbracciare un fucile, chiamati a difendere disperatamente un Paese che sembrava ancora destinato a soccombere. A cui dedichiamo lo speciale de La Ragione che trovate oggi con il quotidiano.

Avevamo fatto male i calcoli sulla spaventosa impreparazione dell’armata di Putin e soprattutto sulla voglia di resistere a ogni costo di un popolo che si raccolse all’istante intorno al suo leader-feticcio Volodymyr Zelensky‏.
Ancora, le immagini delle stragi di civili, i corpi in strada, i bambini bombardati, le torture, le esecuzioni, gli assedi medievali di Mariupol e altre città divenute il simbolo di un incubo.

Costringiamoci a riguardare ancora una volta tutto questo, per ricordare quale abisso di ossessione, spregiudicatezza, scommesse sbagliate, odio l’Occidente ci sia nella testa e nei disegni di un uomo pronto a scatenare un simile inferno.
Ricordiamolo, perché l’Italia è piena di equidistanti, come se fosse possibile esserlo davanti alla notte della ragione, dell’umanità, della civiltà e – perché no – dell’amore.

Sondaggi alla mano, in nessun paese dell’Ovest ci sono tanti “né di qua né di là“ come da noi e contrari all’invio di armi a Kiev. Ignavi, indifferenti, di fatto vittime della propaganda di Mosca, se non volenterosi putiniani.
Ricordiamo, riguardiamo, riflettiamo oggi come allora, perché chi è pronto a non cogliere la differenza fra chi massacra e chi è massacrato, fra chi combatte per la libertà e chi la vuole strappare è pronto a perderla la libertà. Il bene più grande.

di Fulvio Giuliani

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