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Uomini moderni. Uomini spenti

Il blackout in Spagna e Portogallo rappresenta l’inconcepibile che si fa realtà. Il nostro mondo, così come siamo abituati a darlo per scontato, che semplicemente si ferma. Un attimo dopo è come se non esistesse più

 

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È l’inconcepibile che si fa realtà. Il nostro mondo, così come siamo abituati a darlo per scontato, che semplicemente si ferma. Un attimo dopo è come se non esistesse più.

Quello che sta accadendo con il blackout in Spagna e Portogallo, mentre scriviamo e leggete, è esattamente questo. Si cerca di capire ciò che ancora funziona dell’infinità di servizi a cui affidiamo quotidianamente la nostra vita. Un esercizio in realtà del tutto inutile: sono talmente numerosi e “ovvi“ da non essere di fatto neppure più conosciuti.

Un po’ quello che aveva immaginato Isaac Asimov nei suoi romanzi della Fondazione: in quel caso l’umanità si era completamente affidata alla tecnologia nucleare, al punto da aver dimenticato il funzionamento e i principi della stessa. Un’umanità che esisteva grazie a una tecnologia che non dominava più.

Non funzionano i bancomat, gli ospedali resistono solo per le situazioni più gravi, i trasporti non ci sono più, andare in giro con la macchina non ha senso, se non per brevissimi tragitti e sperando di non restare imbottigliati in un inferno di lamiere.

Gli smartphone sono solo pesanti e inutili orpelli.

Si indaga, si cerca di capire cosa diavolo possa essere accaduto per bloccare in questo modo due interi Paesi, ma nel frattempo si fanno i conti con una debolezza spaventosa e insita nella nostra stessa forza, in tutta quella modernità di cui andiamo giustamente fieri e della quale non sapremmo fare a meno neppure per un giorno intero.

Staremmo anche noi, come i nostri fratelli spagnoli e portoghesi, a bocca aperta a fissare i telefonini ormai scarichi o dei quadratini colorati che non servono letteralmente più a nulla. Contando secondi e minuti in attesa del progressivo ritorno alla normalità.

Uomini moderni, uomini spenti.

di Fulvio Giuliani

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