Ucraina-Russia, oggi i colloqui in Turchia senza Putin. E nemmeno Trump ci sarà
Vladimir Putin non va in Turchia, i colloqui tra Russia e Ucraina in programma oggi 15 maggio a Istanbul perdono inevitabilmente peso

Ucraina-Russia, oggi i colloqui in Turchia senza Putin. E nemmeno Trump ci sarà
Vladimir Putin non va in Turchia, i colloqui tra Russia e Ucraina in programma oggi 15 maggio a Istanbul perdono inevitabilmente peso
Ucraina-Russia, oggi i colloqui in Turchia senza Putin. E nemmeno Trump ci sarà
Vladimir Putin non va in Turchia, i colloqui tra Russia e Ucraina in programma oggi 15 maggio a Istanbul perdono inevitabilmente peso
Vladimir Putin non va in Turchia, i colloqui tra Russia e Ucraina in programma oggi 15 maggio a Istanbul perdono inevitabilmente peso e la tregua di un mese, chiesta da Kiev e dall’Occidente, si allontana. Il presidente russo rimane a Mosca e ‘dà buca’ a Volodymyr Zelensky, che sperava nel faccia a faccia con il leader del Cremlino. Niente Putin, quindi. E niente Donald Trump, che sognava una svolta e nei giorni scorsi ha esortato Kiev a dialogare.
Il presidente degli Stati Uniti, in Qatar per la seconda tappa del suo viaggio in Medio Oriente, proseguirà il proprio programma senza variazioni: non ci sarà la deviazione in Turchia per il numero 1 della Casa Bianca, che sarebbe piombato a Istanbul in caso di vertice tra ‘pesi massimi’. Al suo posto, in Turchia ci sarà il segretario di Stato Marco Rubio.
Putin resta a casa. E nemmeno Trump ai colloqui in Turchia
Il ‘game changer’ – l’elemento che definisce il tono dell’evento – è l”assenza di Putin, ufficializzata da Mosca nella tarda serata del 14 maggio. Non è una sorpresa ma finisce ovviamente per ridimensionare l’importanza dell’appuntamento, che segna comunque la ripresa del dialogo tra i due paesi in guerra. Il leader del Cremlino, domenica, ha proposto di riprendere i colloqui il 15 maggio. Quando arriva la data fatidica, però, Putin non si presenta. Qual è il suo obiettivo?
La Russia invia in Turchia una delegazione ‘tecnica’, come evidenzia la nota diffusa dal Cremlino. Non c’è Putin e non c’è nemmeno il ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. A guidare la ”delegazione della Federazione russa per i negoziati con l’Ucraina” Vladimir Medinsky, consigliere di Putin e assistente del presidente russo. Al tavolo anche Mikhail Galuzin, vice ministro degli Esteri, Igor Kostyukov, capo della Direzione principale dello Stato maggiore delle Forze armate e Alexander Fomin, vice ministro della Difesa.
Le speranze di Zelensky, l’obiettivo di Mosca
Non sono gli interlocutori che Zelensky sperava di avere davanti. Il presidente ucraino sarà in Turchia, salvo sorprese dell’ultimissimo minuto, ma a questo punto potrebbe rimanere fuori dai colloqui: “Attendo di vedere chi arriverà in Turchia per i colloqui dalla Russia per decidere quali passi intraprendere l’Ucraina”, ha detto nelle ultime dichiarazioni della giornata di ieri. Ventiquattro ore prima, dal presidente ucraino erano arrivate dichiarazioni più significative: “Se Putin non viene e continua a fare giochetti, è la dimostrazione finale che non vuole porre fine alla guerra”.
La scelta di affidare le redini del negoziato a Medinsky ha un chiaro significato. Putin punta sullo stesso uomo che nel 2022 in Turchia ha dialogato con Kiev prima che le comunicazioni si interrompessero. All’epoca, Mosca chiedeva – tra le altre cose – limiti al riarmo ucraino e stop al sostegno occidentale. Le richieste di 3 anni fa, allora giudicate inammissibili da Kiev, potrebbero tornare ad essere un punto di partenza per la Russia anche nel 2025.
Cosa succede ora, cosa fa Trump
Cosa succederà oggi? Mosca preannuncia discussioni di carattere tecnico, mentre Kiev proverà a portare sotto i riflettori l’ipotesi di una tregua di 30 giorni. L’Ucraina, che non ha mai abbandonato lo scetticismo sulle reali intenzioni russe, teme di finire imbrigliata nella strategia attendista di Putin: un dialogo complesso e sterile mentre la guerra continua.
Per Zelensky il cessate il fuoco è un punto di partenza, per il Cremlino è un passo a cui bisogna arrivare. In un simile quadro, è lecito chiedersi cosa farà Trump e quale linea seguiranno gli Stati Uniti. L’Unione europea insiste sulla strada delle sanzioni e si augura che Washington adotti provvedimenti analoghi. Trump, nei giorni scorsi, ha oscillato tra dichiarazioni ottimistiche sull’imminente arrivo di ‘good news’ e i ‘quasi ultimatum’ alla Russia: “Capiremo se Mosca vuole trattare”. La mossa di Putin, che dice no alla tregua di un mese ma non chiude il dialogo, basterà?
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