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143 giorni di guerra

Anni di guerra in Ucraina che porteranno ad anni di guerra in Russia. “Quanto ancora durerà?” è la domanda che tutti si pongono
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Anni di guerra in Ucraina che porteranno ad anni di guerra in Russia. “Quanto ancora durerà?” è la domanda che tutti si pongono
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Anni di guerra in Ucraina che porteranno ad anni di guerra in Russia. “Quanto ancora durerà?” è la domanda che tutti si pongono
Questo sabato siamo al 143esimo giorno di guerra. «Quanto ancora durerà?» è la domanda che tutti si pongono. Come parziale risposta, troviamo lo stanziamento della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti che alloca per il 2023 ben 100 milioni di dollari per l’addestramento di piloti ucraini all’uso dei velivoli F-16. La notizia fa il paio con quella data dal ministro della Difesa ucraino, Oleksij Reznikov, che ha annunciato il prossimo arrivo dei missili a lungo raggio per i sistemi motorizzati Himars. A breve il raggio d’azione delle forze di Kyiv si estenderà fino a 300 chilometri, mettendo nel mirino gli obiettivi militari nel territorio russo e persino il ponte sullo Stretto di Kerč’ che connette direttamente la Crimea alle terre del Cremlino. Una volta tanto le Z truppen si sono però mosse in anticipo, assegnando all’infrastruttura strategica una miriade di contromisure antiaeree: sarà da vedere se esse varranno anche per gli attacchi missilistici, dato che le piattaforme S-300 e S-400 si sono dimostrate inermi dinnanzi ai lanci delle ultime settimane. Taluni tremaginocchi e finti pacifisti vedono simili aiuti militari come il fumo negli occhi, additando una fantomatica escalation provocata dall’Occidente. Purtroppo – come testimoniano i massacri dei bombardamenti a Mykolaïv e Vinnycja, gli eccidi di Buča e Irpin’ nonché le devastazioni di Popasna, Marienpol e Sjevjerodonec’k – l’asticella della tragedia è invece sempre tenuta alta dal criminale Putin. In quanto direttore d’orchestra di questa operazione Z, è lui che stabilisce tempi, movimenti e intensità della sinfonia di morte, fame e pestilenza che risuona nella Terra dei Girasoli. Solo Mosca ha la possibilità di concludere questa guerra ma al momento ogni tentativo di trattativa è risultato vano. La logica del potere siloviko è chiara a tutti e nessuno può pensare (tranne qualche minus habens putinofilo) che le forze liberate il 24 febbraio scorso possano docilmente svanire: il vaso di Pandora dell’imperialismo russo è ormai stato aperto e ora si tratta di condurre quell’infame progetto alle estreme conseguenze. A tal proposito, diversi osservatori tra quelli ben informati sulle perdite – come i blogger militari russi – stanno incominciando a sbilanciarsi sulle prospettive postbelliche (che vedono sempre più fosche) e addirittura su una possibile guerra civile inter-russa. Durante il recente Forum economico di San Pietroburgo, dove gli ospiti d’onore erano i talebani (in mancanza di qualsiasi altro ospite degno di nota), Putin si è persino spinto a organizzare un incontro a porte chiuse con tali personaggi del web, che su Telegram raccolgono ampio seguito. I meno informati hanno pensato che fosse per carpire informazioni di prima mano sulla guerra – come se il presidente della Federazione Russa non avesse ben chiare le statistiche del fronte dopo più di 4 mesi di conflitto – quando invece si è trattato di una chiamata a raccolta per non diffondere le notizie sulle disfatte e per limare i commenti più velenosi sull’incompetenza dei comandanti. L’opera di moral suasion è fallita ma per ora non sono stati presi provvedimenti contro questi etnonazionalisti battitori liberi. Tuttavia per l’Orso russo niente è sacro e nessuno è indispensabile. Presto anche gli zetisti più zelanti lo potrebbero scoprire a loro spese.   Di Camillo Bosco

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