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Girkin preme sul Cremlino

Igor Girkin è una vecchia conoscenza, considerato la voce maggiore dell’Fsb stessa in grado di muovere critiche assai libere alla guerra in Ucraina
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Igor Girkin è una vecchia conoscenza, considerato la voce maggiore dell’Fsb stessa in grado di muovere critiche assai libere alla guerra in Ucraina
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Igor Girkin è una vecchia conoscenza, considerato la voce maggiore dell’Fsb stessa in grado di muovere critiche assai libere alla guerra in Ucraina
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Igor Girkin è una vecchia conoscenza, considerato la voce maggiore dell’Fsb stessa in grado di muovere critiche assai libere alla guerra in Ucraina
Per chi ci legge, il terrorista moscovita Igor’ Girkin è una vecchia conoscenza. Già lo scorso 22 aprile pubblicammo l’impressionante curriculum di crimini di guerra di questo eroe del fascismo russo, al quale si è aggiunta la condanna della Corte penale internazionale dell’Aia per l’abbattimento del volo Malaysia Airlines 17 (298 vittime) con un missile terra-aria Buk sui cieli dell’Ucraina occupata dal fantocciame russo. Peculiare è poi la sua appartenenza all’Fsb, i servizi segreti interni russi, da cui si è ufficialmente pensionato nel 2013 per poi apparire l’anno dopo come leader dei terroristi che hanno avviato la guerra del Donbas a Slov’’jans’k. Proprio per questo suo ruolo chiave nella storia russa recente è considerato una voce ufficiosa dell’Fsb stessa in grado di muovere critiche assai libere alla conduzione della guerra all’Ucraina, di cui condivide lo spregiudicato afflato imperialista ma di cui condanna sin dai primi mesi – disperato – l’impreparazione logistica e la timidezza strategica. Il 14 febbraio sul suo canale Telegram personale (793.531 iscritti) è quindi intervenuto a gamba tesa nel dibattito sull’imminente offensiva russa, peraltro già avviata (arrestatasi a Kreminna e Vuhledar, è ancora in atto a Bachmut seppur con rallentamenti) ma che potrebbe avere più fasi. «Un attacco potrebbe partire soltanto entro le prossime due settimane, prima che inizi il disgelo» premette Girkin, mettendo in conto il fango della rasputiza (“strade impraticabili”) che impantanò i plotoni corazzati di Mosca nello scorso marzo. «Un attacco da Nord, dalla Bielorussia su Kyïv, allungherebbe di nuovo il fronte senza alcuna possibilità di prendere il nemico alla sprovvista, quindi lo ritengo impossibile anche se l’esperienza ci insegna che “non vi è limite alle decisioni idiote che può prendere il nostro Stato maggiore”». Per una tale azione servirebbero fino a 200mila uomini, anche se fossero supportati nelle retrovie dal mini-esercito bielorusso. Impossibile ottenerli, sostiene, difendendo in contemporanea le conquiste russe dal cordone litorale di Capo Kinburn fino a Belgorod. «Questo impedirebbe alla cosiddetta Ucraina di organizzare nuove offensive, ma lo stallo coinvolgerebbe anche la Russia» conclude. «Sarebbe molto meglio calare da Nord con le truppe già stanziate a difesa delle regioni di Belgorod, Kursk e Brjansk» per disturbare gli attacchi ucraini oltreconfine e minacciare di nuovo Charkìv, ma «in ogni caso la vera offensiva dovrebbe essere compiuta verso Zaporiggia sulle città di Huliaipole e Orichiv, in concomitanza di almeno uno dei due attacchi da Nord. Sarebbe sanguinoso e in campo aperto ma metterebbe a rischio il fianco e il retro del fronte di Donec’k (Kramators’k, ndr.)». Nonostante le tre possibilità il criminale di guerra rimane comunque pessimista sulla situazione dell’armata russa, concludendo che «al momento non abbiamo una superiorità sugli ucraini in nessuna parte del fronte tale da assicurare il successo di qualsiasi offensiva. In ogni caso quest’ultima porterebbe a una nuova mobilitazione a causa delle perdite, che i clown al potere non chiameranno prima di una nuova grande sconfitta». Non resta quindi che augurare alla Federazione Russa una nuova umiliante disfatta, nella speranza che Girkin ottenga la nuova mobilitazione che tanto desidera per la gloria dell’impero russo. di Camillo Bosco

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