È qui che il disegno criminale di Putin ebbe inizio all’alba del 24 febbraio 2022, quando la fanteria aeromobile russa si impadronì dell’aeroporto Antonov
Larga parte di Hostomel’ non esiste più: il perimetro antistante l’aeroporto è minato e molte case sono ruderi inabitabili. L’asfalto è segnato dalle esplosioni e i cartelli stradali sono illeggibili per i fori di proiettile. Sul telaio d’una struttura sventrata grande come un campo da calcio svetta la scritta “24h City Market”: era il più grande mall di Hostomel’. Su una panchina di fronte alle macerie un uomo con una gamba artificiale fuma una sigaretta mentre un altro con una protesi nera al posto d’un braccio parla al telefono. Al tavolo d’un chioschetto rimasto in piedi conosciamo la storia di Iryna, che il 25 febbraio 2022 tornava da Kyiv senza sapere che i soldati russi stavano entrando a Hostomel’. «Nessuno di noi s’aspettava un attacco simile. Negli otto anni di guerra precedenti i russi volevano impossessarsi delle nostre città, non raderle al suolo annientando ogni forma di vita. Ci aspettavamo scontri pesanti, ma non una caccia al singolo ucraino». Iryna viveva in una di quelle villette a schiera che i russi hanno subito occupato. Per non star sole, due amiche s’erano trasferite da lei con la sorella e il cognato. Librandosi sopra le abitazioni, i droni russi segnalavano con le termocamere la presenza umana all’interno di quelle case che subito dopo venivano bombardate. «Per un certo periodo abbiamo creduto che saremmo morti soffocati perché avevano colpito una grossa tubatura del gas e per tutta Hostomel’ l’aria era irrespirabile».
Uscito per poco dallo scantinato, il figlio d’Iryna è stato travolto dalle schegge d’una bomba. Con l’addome perforato, il giovane è stato trasportato a braccia in condizioni disperate a casa d’un medico, che ha tentato un’ultima corsa in auto verso l’ambulatorio. Iryna non ha potuto far altro che portare il corpo del figlio – deceduto durante il viaggio – nelle rovine di casa propria per proseguire verso un rifugio. Qualche tempo dopo scoprirà che i russi avevano vissuto, mangiato e dormito incuranti del suo cadavere, accanto al quale ha trovato oggetti d’ogni genere. Gli occupanti avevano infatti negato al suo vicino di casa di seppellire i poveri resti del ragazzo. Quando il 1º d’aprile lasceranno la città, Iryna scoprirà che i russi s’erano portati via tutti gli elettrodomestici incluso persino il router del wi-fi. Lavatrice, frigorifero, televisore, creme per il viso… Tutto. Pure il water era stato strappato via dal bagno. Una colonna di 56 tank bruciati bloccava la strada verso Kyiv. La “V” bianca su quelle carcasse indicava che i ceceni mandati da Ramzan Kadyrov erano stati debellati. Kyiv era salva. Sino all’ultimo i russi hanno sparato a chiunque avesse provato a rimuovere dalla strada quei cadaveri che qualcuno in Italia ha persino osato chiamare manichini. Quella di Hostomel’ è stata la prima vera battaglia e la prima grande sconfitta russa.
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