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Šojgu

I Signori della guerra

Il Ministero della Guerra russo torna in auge stroncando la parentesi dei Signori della guerra
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I Signori della guerra

Il Ministero della Guerra russo torna in auge stroncando la parentesi dei Signori della guerra
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Il Ministero della Guerra russo torna in auge stroncando la parentesi dei Signori della guerra
«Non m’importa di quanti bastardi e criminali muoiano o vengano feriti durante le ostilità. Ogni città conquistata è comunque un successo» ha asserito Putin durante l’incontro con i suoi generali dello scorso 11 gennaio. Gli ufficiali gli avevano appena spiegato che il fronte di Bachmut e Soledar ha esatto più di 20mila morti tra le file delle Z truppen, aggiungendo che il 60% di questi appartiene alla Wagner. Anche se la retorica del Cremlino è molto violenta contro gli ucraini, il contesto fa pensare che gli epiteti fossero rivolti stavolta verso i ranghi dei mercenari russi che hanno integrato i loro effettivi con i peggiori galeotti. Inoltre, l’uso d’improperi da parte di Putin è assai irrituale e conferma un irrigidimento verso i Signori della guerra in ascesa a causa del conflitto. Il dittatore ceceno Kadyrov ha d’altronde ridimensionato molto le sue apparizioni mediatiche – persino ora che il comandante delle sue milizie Zamid Chalaev pare sia stato catturato vivo dalle forze speciali ucraine nella zona di Bachmut – e nessuno può zittirlo se non il suo dante causa a Mosca. Prigožin invece ha perso il suo nume tutelare con la retrocessione del generale Surovikin a vice comandante della “operazione militare speciale” in favore del generale Gerasimov, fedelissimo del ministro Šojgu. Si tratta di un enorme segnale di rigetto da parte del potere russo contro gli elementi a lui esterni e, non a caso, il Ministero della Difesa ha spinto per assegnare i successi ottenuti a Soledar alle forze regolari russe. Forze di cui non vi è traccia nei video e nelle foto diffuse dal fronte ma che vengono citate continuamente dalle fonti filogovernative russe. Il capitale politico accumulato da Prigožin nell’ultimo anno sta venendo insomma demolito con la stessa velocità con cui era stato accumulato. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI DI “CRONACHE DI GUERRA” Ogni principe prima o poi si libera dei suoi macellai – insegna Machiavelli – e pare che l’utilità del comandante dei mercenari sia venuta meno. «Sono stato uno di voi e ora comando un’armata» proclamava orgoglioso Prigožin ai detenuti da reclutare. Non si trattava di un sottinteso: la guerra è un momento di obbligatoria riorganizzazione per le società che ne sono coinvolte e a giovarsene di più sono proprio gli emarginati. Alcune nazioni, come l’Ucraina, ne hanno tratto una lezione benefica rinforzando il proprio senso di Stato e lottando contro la propria endemica corruzione attingendo al bacino degli emarginati per ingiusta causa. La Russia ha deciso invece di dar sfogo ai suoi più bassi istinti scagliando assassini e criminali contro i suoi nemici. Il bisogno e la disperazione hanno reso personaggi come Prigožin – al quale, prima del conflitto, era negato il ricevimento dal ministro Šojgu – tessere importantissime per evitare il collasso totale dell’esercito. Dopo una mobilitazione completata (anche se con esiti grotteschi) e – secondo le informazioni dei servizi segreti ucraini confermate in parte dall’attivista russo Pavel Chikov – un’altra in arrivo a breve, Putin non sente più il bisogno di sicari extracurriculari. Forse però dovrebbe ripassare la sua matematica: se per la conquista di ogni modesta città del Paese dei Girasoli Gerasimov dovrà sacrificare più di 20mila soldati, per piegare l’Ucraina non basteranno tutti gli uomini, donne e bambini della Russia. Di Camillo Bosco

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