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Terra Ucraina

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Ihor, il primo in Ucraina a sottoporsi a un intervento di osteointegrazione: “Sopravvivere è stato il primo miracolo. Il secondo l’hanno compiuto i medici”

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Ihor, il primo in Ucraina a sottoporsi a un intervento di osteointegrazione: “Sopravvivere è stato il primo miracolo. Il secondo l’hanno compiuto i medici”

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Ihor, il primo in Ucraina a sottoporsi a un intervento di osteointegrazione: “Sopravvivere è stato il primo miracolo. Il secondo l’hanno compiuto i medici”

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Ihor, il primo in Ucraina a sottoporsi a un intervento di osteointegrazione: “Sopravvivere è stato il primo miracolo. Il secondo l’hanno compiuto i medici”

Chernivtsi – Ihor è stato il primo in Ucraina a sottoporsi a un intervento di osteointegrazione. In pratica, i chirurghi che l’hanno operato hanno usato una tecnica sperimentale che permette d’integrare un arto artificiale a un moncone, impiantandolo direttamente nel tessuto vivente rimasto. «Ho partecipato alla cosiddetta prima controffensiva, in cui l’Ucraina ha liberato buona parte dei suoi territori occupati dai russi. Ogni nostro ingresso in una città liberata era accolto dai civili con lacrime e applausi, striscioni e fiori» ci dice. «La gente scendeva nelle piazze e per le strade abbracciandoci e ringraziandoci, chiedendo una foto o un nostro autografo sulla bandiera dell’Ucraina. È stato davvero molto emozionante e ci ha motivato a fare meglio e ancor di più. Ogni ritirata dei russi sotto i nostri colpi era una gioia immensa e gli avanzamenti su tutti i fronti ci spingevano a incalzare nelle operazioni di combattimento, per liberare tutta quella gente che aveva sofferto le pene dell’inferno sotto gli occupanti. Durante uno di quegli avanzamenti lungo i territori appena lasciati dai russi l’auto che guidavo è passata contemporaneamente sopra due mine, che sono esplose sotto gli pneumatici anteriori facendo fare un volo d’oltre 10 metri a tutto l’equipaggio. Era chiaro fin da subito che non avrei mai più potuto camminare. L’esplosione aveva strappato via entrambi gli arti inferiori e i medici hanno fatto un miracolo per salvarmi le articolazioni delle ginocchia».

Ihor racconta d’esser stato un maratoneta e d’aver continuato a correre sino allo scoppio della guerra ma anche d’esser sopravvissuto già a un evento simile, quando tuttavia a esplodere sopra una mina fu un mezzo blindato, salvandogli la vita e non comportando neppure ferite gravi. «Saltare per aria sopra un’auto civile è un’altra cosa e gli effetti sono devastanti. Esser riuscito a sopravvivere è stato quindi il primo miracolo. Il secondo l’hanno compiuto i medici, perché dopo i primi nove interventi per stabilizzare gli arti amputati avevo comunque enormi difficoltà a camminare anche solo per pochi metri. Camminare su due protesi somiglia più a saltellare. Devi avere un gran senso dell’equilibrio ed è comunque molto doloroso».

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L’intervento a cui Ihor è stato successivamente sottoposto può invece essere in grado di cambiare – anche di molto – la qualità della vita d’altre persone che versano nelle sue condizioni. I medici sono riusciti infatti a connettere direttamente i tessuti artificiali delle sue nuove protesi a quelli organici, rendendoli un tutt’uno. «Prima ero molto depresso perché vedevo altri amputati muoversi con disinvoltura nelle nuove protesi e addirittura tornare al fronte per continuare a combattere. Io non riuscivo nemmeno a fare 100 metri senza dovermi fermare e riposare. Impiantando le leghe metalliche delle protesi direttamente nelle mie ossa, i medici sono riusciti a inserire due piedi artificiali attraverso cui riesco addirittura a percepire e distinguere il terreno sottostante». Oggi Ihor percorre diversi chilometri al giorno sulle sue nuove gambe ed è in grado di vivere una vita in larga parte normale. «Noi proteggiamo la nostra terra. Sentirla ci dà forza. Ho percepito molto questo legame con la nostra terra quando ero al fronte. Sentirla nuovamente sotto i miei piedi è la cosa più bella e mi dà nuova forza per continuare a difenderla».

Di Giorgio Provinciali

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