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Il neonazismo di Igor "Bereg" Mangushev

Il neonazismo di Igor “Bereg” Mangushev

Lo zetismo è un cancro che divora le file russe: la storia assurda del neonazista russo Igor “Bereg” Mangushev
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Il neonazismo di Igor “Bereg” Mangushev

Lo zetismo è un cancro che divora le file russe: la storia assurda del neonazista russo Igor “Bereg” Mangushev
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Il neonazismo di Igor “Bereg” Mangushev

Lo zetismo è un cancro che divora le file russe: la storia assurda del neonazista russo Igor “Bereg” Mangushev
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Lo zetismo è un cancro che divora le file russe: la storia assurda del neonazista russo Igor “Bereg” Mangushev
Il 4 aprile 2022 il neonazista russo Igor “Bereg” Mangushev – autodefinitosi capitano in congedo del governo (fantoccio) di Luhans’k – aveva commentato su Facebook i contenuti della tv pubblica russa, a suo dire troppo pacati e ipocriti: «Che schifo guardare i media di Stato quando parlano di noi. Il nostro obiettivo è deucrainizzare la Malorussia (“piccola Russia”, il nome con cui i fascisti russi chiamano l’Ucraina, ndr.) e non tutto ciò di cui si è parlato in questi giorni (Nato, denazificazione, ndr.)». A marzo, in un’intervista con i cronisti russi di “Meduza”, aveva poi rivendicato l’invenzione della lettera Z come simbolo mediatico dell’invasione, citando un flash mob da lui organizzato tempo addietro. Il 25 giugno aveva invece postato un languido filmato su Vkontakte (il Facebook russo) che lo raffigurava come un combattente intento ad attraversare le devastazioni della guerra: «Ecco un breve video di come io e i miei amici abbiamo speso gli ultimi mesi tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate in viaggi turistici lungo la frontiera russa (le aree occupate dell’Ucraina, ndr.), in incontri dal vivo con i miei follower, organizzando le consegne (di materiale bellico, ndr.), rilassandoci in riva al mare e facendo festa con veri pirati delle steppe di Zaporiggia». Tramonti, armi e rovine: un programma da Alpitour, insomma. Il 27 agosto, all’apice del delirio marziale, aveva organizzato poi uno spettacolo in cui come un novello Amleto conversava col teschio di un soldato ucraino. «Cranio raccolto dal campo di battaglia di Azovstal a Mariupol!» assicurava nel video che ha fatto il giro del mondo, immortalandolo come uno dei simboli della crudeltà dei moscoviti. Questa breve carriera di performer psicopatico ha però avuto termine il 5 febbraio scorso quando un aggressore gli ha sparato alla nuca, mandandolo prima in coma e poi all’altromondo senza che potesse riprendere conoscenza. Una ferita inflitta da un angolo di 45 gradi come quando si finisce un prigioniero in ginocchio. I responsabili sono tuttora ignoti e sebbene sia credibile la pista dei partigiani ucraini (ormai molto attivi in numerose retrovie) il blogger militare Murz – zetista ma lucido – punta il dito contro il galeottume della Wagner. Secondo le sue fonti si sarebbe quindi trattato di una delle tante rapine che avvengono con disinvoltura tra le Z truppen, stavolta finita male a causa della popolarità e delle connessioni della vittima che potrebbero aver spaventato i ladri. Per quel che vale, l’ultima parola starà all’Fsb (i servizi segreti interni russi) ma l’esercito di Kyïv ha già un esempio di quale violenza siano capaci gli zek (detenuti) mobilitati contro i loro commilitoni. Le telecamere di un drone ucraino hanno infatti ripreso un gruppo di quattro soldati zek trasportare il corpo di un ufficiale Wagner ferito durante un assalto. Una scena comune nel truculento campo di battaglia di Bachmut, dove l’armata russa sta avanzando – a costo di perdite vertiginose – verso il fiume Bachmutka che divide la città. Il colpo di scena è stato però vedere i quattro portare il gallonato tra due muretti ancora mezzi integri, sdraiarlo a terra e quindi colpirlo selvaggiamente con le corte e affilate vanghe militari. «Morto eroicamente sotto i colpi delle pale dei suoi». di Camillo Bosco

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