Chernivtsi – Dopo l’ennesimo viaggio interminabile – reso ancor più difficile da neve, strade dissestate e continui posti di blocco – riesco a giungere ancora una volta all’appuntamento con i volontari locali. Con me c’è Alla, coraggiosa resistente che un anno fa di questi tempi scelse di rimpatriare proprio quando molti cercarono rifugio all’estero. «La nostra terra ha bisogno di noi. Per questo resisteremo. Resisteremo e vinceremo. Non c’è altra opzione»: queste poche semplici parole, da lei pronunciate in diretta tv lo scorso febbraio durante un brutale bombardamento russo, descrivono tuttora la sua incrollabile determinazione. Al nostro seguito tre furgoni pieni di medicinali, alimenti a lunga conservazione e dotazioni tecniche difficilmente reperibili in loco. Molti di questi supporti saranno caricati in camioncini più piccoli, destinati a quelle zone liberate dall’occupazione difficili da raggiungere per via delle mine disseminate ovunque dai russi.
Accompagnati dai volontari, entriamo nel punto di raccolta locale e iniziamo a scaricare decine di pacchi. Il filo diretto tra le prime linee e i supporter all’estero ha reso in questi mesi i rifornimenti di materiale umanitario sempre più precisi, consentendo di soddisfare richieste molto specifiche in poco tempo e tramite contatti fidati. Disbrigate le questioni logistiche, con Alla mi dirigo presso l’ospedale pediatrico locale. La quantità di bambini mutilati in attesa di riabilitazione è impressionante. Qualche giorno fa, parlando con un ortopedico in servizio nel nosocomio di Lviv, ho realizzato le dimensioni di questa tragedia rimanendone sconcertato. Sappiamo che anche a Chernivtsi la situazione non è migliore, così come a Karkhiv, Sumy e in tutti gli altri ospedali ucraini. Insieme ad altri ingegneri sto valutando la possibilità di adattare un progetto inizialmente concepito a fini sportivi per facilitare la creazione rapida di protesi in fibra di carbonio tramite l’utilizzo congiunto di scanner e stampanti 3D. Questo avvantaggerebbe molto anche la periodica sostituzione delle stesse con modelli biomeccanicamente adatti a soggetti in crescita.
Il primo ministro ucraino Denys Shmyhal ha dichiarato che attualmente l’Ucraina è il più grande campo minato del mondo, con una superficie complessiva cosparsa di ordigni pari a 250mila km2. La criminale aggressione russa ha reso difficile e pericoloso ogni gesto quotidiano, incluso spostarsi per brevi tratti. Non di rado vedo furgoni, identici a quello su cui ho viaggiato oggi, con la scritta “Humanitarian Aid” ben in vista e completamente distrutti. Neppure i press vehicles su cui mi sposto abitualmente vengono risparmiati: proprio ieri un collega italiano è stato ferito durante un reportage. Usciti dall’ospedale incontriamo la moglie di “Tolja”, un militare amico del fratello di Alla, deceduto proprio a causa di una mina nel corso delle operazioni di sgombero dei civili dalle città contese. «L’ho salutato per l’ultima volta su questa Terra tenendogli la mano gelida per qualche minuto» ci racconta. «Darò il suo nome a nostro figlio, come gli avevo promesso quando mi giurò che avrebbe difeso l’Ucraina a ogni costo».
Di Giorgio Provinciali
LA RAGIONE – LE ALI DELLA LIBERTA’ SCRL
Direttore editoriale Davide Giacalone
Direttore responsabile Fulvio Giuliani
Sede legale: via Senato, 6 - 20121 Milano (MI) PI, CF e N. iscrizione al Registro Imprese di Milano: 11605210969 Numero Rea: MI-2614229
Per informazioni scrivi a info@laragione.eu
Copyright © La Ragione - leAli alla libertà
Powered by Sernicola Labs Srl