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In Ucraina, falsi preti vere spie

In Ucraina, falsi preti vere spie

Il percorso di disintossicazione dalla disinformazione russa non poteva che coinvolgere anche l’ambiente religioso o pseudo tale
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In Ucraina, falsi preti vere spie

Il percorso di disintossicazione dalla disinformazione russa non poteva che coinvolgere anche l’ambiente religioso o pseudo tale
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In Ucraina, falsi preti vere spie

Il percorso di disintossicazione dalla disinformazione russa non poteva che coinvolgere anche l’ambiente religioso o pseudo tale
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Il percorso di disintossicazione dalla disinformazione russa non poteva che coinvolgere anche l’ambiente religioso o pseudo tale
Kyiv – La grande manifestazione di piazza cui hanno aderito sabato migliaia di giovani rispecchia quella profonda volontà di rinnovamento che coinvolge ormai tutti gli strati del tessuto sociale ucraino. A più riprese sollecitato anche sui social network, il percorso di disintossicazione dalla disinformazione russa avviato dal governo Zelensky doveva necessariamente coinvolgere l’ambito religioso, sfruttato per sacralità e immunità dal Cremlino per infiltrare in Ucraina i propri migliori propagandisti. L’inchiesta avviata dall’Sbu (i servizi segreti ucraini) ha portato alla luce elementi sconcertanti: come il patriarca Kirill, molti altri prelati della Chiesa ortodossa di Mosca erano in realtà agenti segreti in abito talare dell’Fsb (erede del Kgb). I servizi di sicurezza ucraini hanno raccolto prove ben fondate riguardo il coinvolgimento dell’ex abate della diocesi di Kyiv-Pechersk Pavlo Lebid (detto “Mercedes” per le proprie abitudini non certo frugali) nell’incitamento all’inimicizia religiosa e nella giustificazione e negazione dell’aggressione armata della Federazione Russa contro l’Ucraina. L’esame linguistico forense ha infatti accertato che nei suoi discorsi pubblici il metropolita insultava ripetutamente i sentimenti religiosi degli ucraini, umiliando le opinioni dei credenti di altre confessioni e creando atteggiamenti ostili nei loro confronti, giustificando o negando addirittura l’aggressione russa all’Ucraina. «La legge e la responsabilità della sua violazione sono uguali per tutti e non sempre una veste è garanzia d’intenzioni pure. Oggi il nemico sta cercando di utilizzare l’ambito ecclesiastico per promuovere la propria propaganda e dividere la società ucraina. Glielo impediremo, bloccando sistematicamente tutti i tentativi dei servizi segreti russi di usare i propri agenti per danneggiare gli interessi e la sicurezza dell’Ucraina» ha affermato il capo della Sbu Vasyl Malyuk. Il procuratore generale ha pertanto disposto l’arresto di Pavlo Lebid, che sconterà ai domiciliari un periodo di reclusione di 60 giorni. Un profondo e sentito rinnovamento spirituale sta lentamente coinvolgendo tutte le diocesi ucraine, che stanno passando una dopo l’altra dall’Ukrainian Orthodox Church – Moscow Patriarchate (Uoc-Mp) all’Orthodox Church of Ukraine (Ocu). 1.235 fedeli sono scesi in piazza domenica a Khmelnytsky per registrare il proprio consenso affinché tale cambiamento coinvolga subito la loro circoscrizione. A giustificare la mobilitazione è stata l’energica reazione popolare a un evento tanto increscioso quanto poco canonico: Artur Ananiev, 26enne militare ucraino del 19esimo battaglione di fucilieri, è stato infatti brutalmente picchiato da sacerdoti ed ecclesiastici proprio durante la liturgia della preghiera domenicale perché – reduce dal fronte – durante la celebrazione si sarebbe permesso di chiedere loro quanti morti l’Ucraina avrebbe ancora dovuto pagare per quelle menzogne. Dopo che hanno abbandonato la cattedrale uscendo dal retro, i presuli espulsi sono stati avvicendati da centinaia di fedeli cinti da drappi giallazzurri che hanno intonato (per la prima volta in quel luogo sacro) preghiere in ucraino e l’inno nazionale. di Giorgio Provinciali

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