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La blitzkrieg russa finita come blyatkrieg

Mentre i combattimenti infuriano tutto il fronte zetista scricchiola sotto la pressione ucraina.
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La blitzkrieg russa finita come blyatkrieg

Mentre i combattimenti infuriano tutto il fronte zetista scricchiola sotto la pressione ucraina.
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La blitzkrieg russa finita come blyatkrieg

Mentre i combattimenti infuriano tutto il fronte zetista scricchiola sotto la pressione ucraina.
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Mentre i combattimenti infuriano tutto il fronte zetista scricchiola sotto la pressione ucraina.
«Il Pentagono è rimasto sorpreso dalla velocità della controffensiva ucraina nella regione di Charkìv?» chiede un giornalista al generale Pat Ryder, il responsabile dell’ufficio stampa del comando militare americano. «Se dobbiamo nominare gli stupiti – risponde Ryder – sulla base dei rapporti che abbiamo visto i primi che mi vengono in mente sono i russi». 8mila chilometri quadrati: una superficie pari all’Umbria è stata liberata dall’esercito di Kyïv nelle scorse settimane. Negli scorsi mesi lo stivale zetista aveva conquistato quelle aree a Sud e a Nord del Paese dei Girasoli a un caro prezzo di sangue, opprimendone la popolazione come già a Buča e Irpin’. Tuttavia nessuno potrà mai informare quei 50mila vatnik che la loro ‘gloriosa’ morte è stata sperequata in pochi giorni di panico dei loro commilitoni sopravvissuti. Nonostante qualche improvvido sprezzante definisca “fazzoletto” la porzione di terra restituita all’Ucraina, qualificandosi se non come putinista quantomeno come ‘diversamente zetista’, nessun delirio può negare il disastro russo. Le forze giallazzurre hanno recuperato durante la loro avanzata materiale bellico pesante equivalente all’equipaggiamento di due intere brigate – alcuni calcoli parlano di mezzi per 700 milioni di dollari – che sta già venendo riconvertito per i bisogni dell’esercito di Zelens’kyj. Con tali cifre la Federazione Russa si conferma il più grande contributore al riarmo dell’esercito ucraino subito dopo gli Usa. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI “CRONACHE DI GUERRA” Le unità del neocostituito Terzo Corpo d’armata presenti nell’area si sono sciolte come neve al sole e i loro veicoli, contraddistinti da un cerchio inscritto in un triangolo, giacciono abbandonati ai lati delle strade. Non esiste più la Prima Armata carri della guardia, unità d’élite responsabile della difesa della stessa Mosca e parte della riserva strategica per rispondere a un eventuale attacco Nato alla capitale. Le sue file erano già parecchio ridimensionate dopo la batosta di Černihiv, ma ora è completamente distrutta e nell’attuale isolamento internazionale per il Cremlino sarà impossibile ricostituirla. «La blitzkrieg è mutata in una blyatkrieg» ironizzano i commentatori su Twitter giocando al calembour con la più diffusa imprecazione russa, blyat, la cui indecente traduzione risulta impubblicabile. Nell’entusiasmo causato da questa avanzata, è utile ricordare che la guerra è nondimeno lungi dall’essere vinta. Le Z truppen continuano infatti coi loro forsennati attacchi nel Donbas. La fabbrica di ceramiche di Bachmut, lo stabilimento Knauf Gips di Soledar e le cittadine di Zaitseve, Odradivka, Mykolaivka Druha e Kurdymivka sono costantemente obiettivi degli assalti zetisti. In questo fronte l’usuale foga ruscista è viepiù fomentata dal pericolo di accerchiamento: nei giorni scorsi unità ucraine hanno guadato il fiume Donetto, conquistando una testa di ponte nella zona di Lyman. Se lì avvenisse un nuovo sfondamento delle linee silovike tutto l’attuale gruppo d’attacco donbasiano si troverebbe a rischio di attacco sul fianco e costretto quindi a indietreggiare. Ad affollare gli incubi del criminale Putin non vi sono però soltanto Charkìv, Chersòn e Lyman: pare che nell’oblast’ di Zaporiggia le difese russe nella zona di Huljajpole tocchino punte di rarefazione simili a quelle che hanno portato alla disfatta di Kupjans’k. Di Camillo Bosco

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