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La buona volontà di Mosca abbatte i suoi stessi aerei

La Russia chiede aiuto al regime iraniano di rimpolpare la sua flotta di droni, dal momento che, Mosca – complice della gran confusione che c’è in cielo e in terra – ha abbattuto il suo miglior aereo impiegando il suo più avanzato sistema antiaereo
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La buona volontà di Mosca abbatte i suoi stessi aerei

La Russia chiede aiuto al regime iraniano di rimpolpare la sua flotta di droni, dal momento che, Mosca – complice della gran confusione che c’è in cielo e in terra – ha abbattuto il suo miglior aereo impiegando il suo più avanzato sistema antiaereo
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La buona volontà di Mosca abbatte i suoi stessi aerei

La Russia chiede aiuto al regime iraniano di rimpolpare la sua flotta di droni, dal momento che, Mosca – complice della gran confusione che c’è in cielo e in terra – ha abbattuto il suo miglior aereo impiegando il suo più avanzato sistema antiaereo
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La Russia chiede aiuto al regime iraniano di rimpolpare la sua flotta di droni, dal momento che, Mosca – complice della gran confusione che c’è in cielo e in terra – ha abbattuto il suo miglior aereo impiegando il suo più avanzato sistema antiaereo
Mosca ha abbattuto il suo miglior aereo impiegando il suo più avanzato sistema antiaereo. Complimenti, anche se dubitiamo che possa trattarsi di uno dei suoi reclamizzati atti di buona volontà. Non era un bombardiere qualunque, bensì un Su-34 appartenente al 277esimo Reggimento dell’aviazione di stanza nella base aerea di Khurba all’interno del kraj di Chabarovsk, regione dell’Estremo Oriente russo poco sopra il Giappone. Il pilota dell’aereo Rf-95890, denominato 51 Rosso, aveva quindi percorso migliaia di chilometri (quasi mezzo mondo) per il privilegio di poter bombardare l’Ucraina, dove il comando russo non condivide la teoria occidentale sulla distinzione tra obiettivi civili e militari. Il velivolo era uno dei più avanzati del decrepito arsenale siloviko in quanto ad avionica, sistemi radar, comunicazioni, contromisure elettroniche e sistemi d’arma. Nonostante questo – dopo essere stato agganciato da un sistema S-400 che l’ha scambiato per nemico – un missile l’ha raggiunto due giorni fa sopra le nuvole nere nella notte del Donbas. Il cielo di Luhans’k si è illuminato d’un colpo di rosso e una lenta cometa ha iniziato la sua discesa. Il boato e la carlinga infuocata hanno riempito l’improvvisa veglia degli ucraini nei territori occupati, corsi fuori casa per registrare l’evento coi loro cellulari. Subito la propaganda si è affrettata a sostenere che fosse un aereo della flotta di Kyiv, abbattuta interamente da quella moscovita (per ben tre volte, stando alle dichiarazioni degli interessati) e che invece ancora si ostina a volare. Le foto dei rottami, condivise velocemente sui social, non hanno lasciato dubbi quando sono stati individuati i numeri di serie del relitto. camillo Pare che Teheran fornirà al criminale Putin i modelli Shahed-129 e Shahed-191: i primi sono velivoli pilotati da remoto adatti alla sorveglianza e quindi al volo lento e prolungato, cioè utili per l’acquisizione dei bersagli e le correzioni dei tiri d’artiglieria; i secondi sono la copia ridotta dei droni Lockheed Martin RQ-170 Sentinel che l’Iran catturò nel 2011 alle forze americane vicino alla città di Kāshmar. Tali armi non porteranno niente di inedito in guerra ma potranno sostituire le perdite che incidenti come quello del Su-34 e soprattutto gli Stinger ucraini hanno inflitto alle capacità belliche dell’armata russa. Gli Stati Uniti hanno già minacciato un forte inasprimento delle sanzioni contro l’Iran qualora la commessa vada a compimento ma gli āyatollāh pare vogliano tirare dritto, incuranti delle serissime tensioni sociali interne provocate dalla profonda crisi economica.   Di Camillo Bosco

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