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La Russia perde un esercito a settimana

La Russia perde il quantitativo di mezzi corazzati pari a un esercito a settimana, mentre l’unico aiuto asiatico giunto al Cremlino abbattuto dai Gepard tedeschi

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La Russia perde un esercito a settimana

La Russia perde il quantitativo di mezzi corazzati pari a un esercito a settimana, mentre l’unico aiuto asiatico giunto al Cremlino abbattuto dai Gepard tedeschi

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La Russia perde un esercito a settimana

La Russia perde il quantitativo di mezzi corazzati pari a un esercito a settimana, mentre l’unico aiuto asiatico giunto al Cremlino abbattuto dai Gepard tedeschi

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La Russia perde il quantitativo di mezzi corazzati pari a un esercito a settimana, mentre l’unico aiuto asiatico giunto al Cremlino abbattuto dai Gepard tedeschi

83 carri armati. Tanti ne ha persi la Russia nella settimana che si è conclusa. Vale a dire che il criminale Putin in sette giorni si è fatto rottamare più veicoli di quelli disponibili all’attuale flotta operativa di mezzi corazzati appartenenti a un Paese Nato come l’Italia. Il paragone tra una Nazione talassocratica come la nostra e un Paese che conta un sesto delle terre emerse come la Federazione Russa, sebbene squilibrato, è opportuno per dare una misura del disastro cui sta andando incontro l’ex “secondo esercito del mondo”.

Non per niente sono mesi che il generale “Droopy” Gerasimov sta traendo dalla naftalina centinaia di mezzi sovietici da buttare al fronte – di quelli ancora manovrabili – mentre i siloviki cercano alleati alla disperata. Il regime iraniano, altrettanto criminale, ha infine risposto alla chiamata con la consegna di una sessantina di droni kamikaze Shahed, che sono stati impiegati con un discreto successo dovuto soprattutto alla mancanza di precedenti che potessero consigliare contromisure. Così Odesa, Zaporiggia e Kyïv si sono ritrovate di nuovo a fronteggiare dei bombardamenti improvvisi da parte di questi velivoli comandati a distanza, tanto rumorosi da venire soprannominati “motorette”. Subito però si è attivata la ricerca di uno schema sullo stile “carta, forbice, pietra” e una combinazione di carri antiaerei tedeschi Gepard e speciali radar anti-drone si è rivelata molto efficace per ridimensionare la nuova minaccia. Archiviata questa, e anche ammettendo le voci sulla fornitura di munizioni nordcoreane all’aggressore, rimangono quindi ben pochi alleati della Russia in Asia.

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Nonostante fosse stata indicata dagli esperti occidentali “eterodossi” come la spina nel fianco delle sanzioni e dello schieramento Nato, la Cina si è infatti dimostrata restia a sacrificare i suoi scambi commerciali con l’America e l’Europa. L’atteggiamento filorusso si è dimostrato una facciata atta a punzecchiare il partner/rivale statunitense e ha portato soltanto a qualche vendita – a prezzi di saldo – di materie prime per l’energivora industria di Pechino. Invece Xi Jinping non ha avuto remore nell’occupare lo spazio ex sovietico con il peso dei suoi investimenti multimiliardari e ora non vi è alcun dubbio su quale sia la potenza più influente al centro del continente asiatico.

Una débâcle politica che si somma a quella militare. A Nord continua l’avanzata delle truppe ucraine, che arrivano a tenere sotto il tiro dell’artiglieria la via tra Rubižne e Kreminna, intralciando quindi i rinforzi russi in arrivo da Sud. Nell’oblast’ di Chersòn proseguono intanto i tentativi di accerchiamento dei contingenti russi da parte delle forze giallazzurre, con i combattimenti più intensi riportati a Sud di Dudchany in direzione di Mylove. Da questa zona giunge la notizia della resa di una squadra di carristi assai peculiare: un paracadutista come pilota, un mercenario Wagner come comandante e un mobiko (soldato mobilitato) di Luhans’k come cannoniere. La mobilitazione parziale voluta dal Cremlino dovrebbe inserirsi in questo caos per ridare slancio allo sforzo bellico russo. Auguri.

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