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L’ambasciata russa fa autogol

Fischi per fiaschi sul fronte diplomatico per l’ambasciata russa, come su quello militare per i stanchi quadri di Mosca

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L’ambasciata russa fa autogol

Fischi per fiaschi sul fronte diplomatico per l’ambasciata russa, come su quello militare per i stanchi quadri di Mosca

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L’ambasciata russa fa autogol

Fischi per fiaschi sul fronte diplomatico per l’ambasciata russa, come su quello militare per i stanchi quadri di Mosca

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Fischi per fiaschi sul fronte diplomatico per l’ambasciata russa, come su quello militare per i stanchi quadri di Mosca

«Made in Italy. L’auto blindata Lince Mlv consegnata all’esercito ucraino vicino ad #Artiomovsk (#Bakhmut). Tutti i contribuenti italiani sono felici con tale destinazione dei loro soldi?» ha scritto l’account Twitter dell’Ambasciata russa a Roma come commento alla foto di un veicolo danneggiato al centro di un cratere. In pratica un «Che li aiutate a fare?». I diplomatici di Mosca paiono però condividere la stessa professionalità dei loro colleghi militari riguardo l’identificazione dei bersagli, visto che il mezzo fotografato è in realtà non un Lince ma un Mls Shield. Un mezzo comunque italiano, ma acquistato dall’ex presidente ucraino Porošenko per donarlo all’esercito di Kyïv. Risulta inoltre che sia stato in seguito riparato dai proprietari, aggiungendo una seconda beffa alla cialtroneria moscovita. Così i commenti di molti italiani si sono divisi in due categorie: da un lato chi sfotteva i funzionari per la loro doppia ignoranza (sia sul modello sia sulla provenienza dei fondi); dall’altro chi, inconsapevole della manipolazione russa, rivendicava con orgoglio l’aiuto militare e auspicava ancora più mezzi da inviare al Paese dei Girasoli.

Al netto di questa gaffe, purtroppo l’esercito russo ha infine registrato un’avanzata. Non che i 5 chilometri di progresso delle Z truppen a Sud di Bachmut rappresentino un passo decisivo nella guerra, tutt’altro. L’esercito ucraino sta esibendo con orgoglio le nuove divise invernali fornite dagli alleati occidentali mentre i mobiki (soldati mobilitati) si congelano e muoiono a mazzi negli assalti forsennati che in questi mesi hanno permesso quei pochi chilometri di conquista. Per comprendere la dimensione sanguinaria di queste battaglie, un soldato della 155esima Brigata russa di fanteria di marina – assegnata solitamente alla flotta del Pacifico – ha raccontato in una telefonata intercettata che la sua unità ha subìto la perdita di 900 membri in tre mesi di scontri. E tutto questo nel tentativo di conquistare Pavlivka, a pochi chilometri da Donec’k: un villaggio di appena 2.500 persone che gli ucraini tuttora controllano a metà.

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Perdite di questa entità fanno ben comprendere come il criminale Putin sia arrivato alla decisione della mobilitazione parziale. Centinaia di migliaia di cittadini che, da San Pietroburgo a Vladivostok, vengono usati come mattoni di carne e calce di sangue per tenere in piedi il muro pericolante dell’armata russa, arrivata in estate sulla soglia del collasso totale. Lo stesso fante di marina intercettato ammette che la sua unità è stata distrutta e sopravvive solo con l’iniezione di nuovi mobilitati, che ora la propaganda del Cremlino vorrebbe non fossero più chiamati mobiki bensì kuz’michi: termine traducibile come “uomo della Russia vera”, ovvero un esercito fatto di campagnoli puri e veraci.

Di verace, però, questi coscritti paiono avere soltanto la mancanza di addestramento e di qualsiasi equipaggiamento, tanto che un mobilitato di Volgograd si è presentato con le ginocchiere fatte con pezzi di bottiglie di plastica. Se l’ambasciata silovika in Italia si chiede ancora cosa ne pensino i contribuenti italiani degli aiuti all’Ucraina, al contrario dovrebbe domandarsi fin quando i contribuenti russi sopporteranno questo sperpero di vite, materiali e soldi.

di Camillo Bosco

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