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L’Ucraina non è sola

L’azienda turca Baykar regalerà un nuovo drone armato a Kyiv. “Lo forniremo gratuitamente donando invece quanto raccolto a organizzazioni caritatevoli che si occupano della guerra”
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L’Ucraina non è sola

L’azienda turca Baykar regalerà un nuovo drone armato a Kyiv. “Lo forniremo gratuitamente donando invece quanto raccolto a organizzazioni caritatevoli che si occupano della guerra”
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L’Ucraina non è sola

L’azienda turca Baykar regalerà un nuovo drone armato a Kyiv. “Lo forniremo gratuitamente donando invece quanto raccolto a organizzazioni caritatevoli che si occupano della guerra”
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L’azienda turca Baykar regalerà un nuovo drone armato a Kyiv. “Lo forniremo gratuitamente donando invece quanto raccolto a organizzazioni caritatevoli che si occupano della guerra”
L’azienda turca Baykar regalerà un nuovo drone armato a Kyiv. «Siamo colpiti dalle centinaia di migliaia di cittadini polacchi che hanno partecipato alla campagna per fornire un nuovo drone Bayraktar all’Ucraina» recita un suo comunicato. «In virtù di questo, lo forniremo gratuitamente donando invece quanto raccolto a organizzazioni caritatevoli che si occupano della guerra». Così, dopo quello lituano, anche il popolo polacco è riuscito a portare a termine il crowdfunding per rimpolpare le forze aeree ucraine e, come nel primo caso, anche stavolta i turchi hanno risposto all’altruismo con generosità. I Bayraktar erano i protagonisti assoluti delle cronache delle prime settimane di guerra. Le colonne corazzate russe si fermavano smarrite sulle autostrade e gli ucraini le perculavano offrendo loro passaggi per tornare a Mosca. Le vecchie mappe sovietiche distribuite ai carristi e le taniche di benzina vendute per arrotondare avevano condannato all’abbandono il fior fiore delle truppe corazzate russe. In questo caos i droni turchi volavano come falchi sulla preda, scaricando sulle Z truppen disorganizzate il loro carico di mini bombe a guida laser Mam-L, razzi Cirit da 70mm e missili anticarro Umtas a lungo raggio (tutti prodotti dall’azienda Roketsan, anch’essa turca). Un velivolo a pilotaggio remoto della Baykar ha addirittura fatto da esca per l’incrociatore “Moskva”, consentendo a due missili ucraini Nettuno di affondarlo. Quei giorni sono però ormai passati e ora la contraerea russa sembra essere a pieno regime. Un regime lontano dai mille Bayraktar abbattuti di cui vaneggia la propaganda silovika (ne sono stati prodotti in tutto solo alcune centinaia) ma comunque capace di impedirne il volo in molte aeree e, saltuariamente, di tirarne giù qualcuno. D’altronde in guerra vince soprattutto chi può superare l’attrito dei combattimenti con nuove forze e mezzi; per questo le iniziative dal basso dei popoli di Polonia e Lituania (che nel XVI secolo formarono un commonwealth con l’Ucraina) aiutano a pareggiare la bilancia del conflitto. Anche la Germania pare essersi sbloccata a riguardo. Gli iconici flakpanzer Gepard sono infine arrivati al fronte, dopo lunghe traversie riguardo l’adattamento e il reperimento dei proiettili (dopo il diniego elvetico si è fatto avanti il Brasile). Il Bundestag ha intanto approvato la vendita all’Ucraina di un centinaio di Panzerhaubitze 2000, l’artiglieria motorizzata più avanzata al mondo. Sono buone notizie che si aggiungono alla decisione ungherese di lasciar passare sopra il proprio spazio aereo i voli con gli aiuti militari per il Paese dei Girasoli, alla disponibilità slovacca a donare i suoi Mig-29s alla difesa aerea giallazzurra e infine ai nuovi carri armati Pt-91 Twardy (“Duro”) in arrivo dal governo di Varsavia. Il popolo del presidente Zelens’kyj non si trova quindi da solo nella tragedia. Nel frattempo la frustrazione del criminale Putin si abbatte sul dissenso interno, ormai intollerabile in qualunque forma. Così Roskomnadzor, il suo ente censore, ha richiesto la revoca della registrazione come testata giornalistica della “Novaja Gazeta” di Dmitry Muratov, già nel 2021 vincitore del Nobel per la Pace per i suoi meriti nella diffusione della verità. Una merce, quest’ultima, ormai negata a tutto il popolo russo.   Di Camillo Bosco

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