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Pagare per non morire

È un fuggi fuggi di fronte all’avanzata ucraina: i soldati russi pagano per raggiungere le retrovie mentre gli zetisti evacuano Chersòn.
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Pagare per non morire

È un fuggi fuggi di fronte all’avanzata ucraina: i soldati russi pagano per raggiungere le retrovie mentre gli zetisti evacuano Chersòn.
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Pagare per non morire

È un fuggi fuggi di fronte all’avanzata ucraina: i soldati russi pagano per raggiungere le retrovie mentre gli zetisti evacuano Chersòn.
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È un fuggi fuggi di fronte all’avanzata ucraina: i soldati russi pagano per raggiungere le retrovie mentre gli zetisti evacuano Chersòn.
Anni fa girava un meme in cui ogni azione risultava invertita in «soviet russia». Esprimeva una sorta di ammirazione per la durezza della vita nella Federazione Russa, un po’ come i meme riguardo gli animali selvatici australiani. La vodka beve te, in soviet russia. La bici ti pedala, in soviet russia. Ora possiamo aggiungere: sei tu a pagare il tuo capo per andare in vacanza, in putin russia. La moglie di un soldato russo sul fronte ucraino ha infatti diffuso la chat con suo marito in cui il tapino le chiede 15mila rubli per stare 3 miseri giorni lontano dal fronte. «Non ti dovevano mandare nelle retrovie?» chiede lei, attenta al bilancio famigliare. «Fai troppe domande, e comunque non ci sono abbastanza persone» risponde lui brusco e sfinito. Una mazzetta non indifferente per un diritto sancito da ogni codice di guerra, cioè quello della rotazione dei combattenti tra la prima linea e le retrovie. Un lungo weekend via dalle «sparatorie 24/7» di cui si lamenta il veterano vale ben 250 euro e c’è da ringraziare: avere un comandante corrotto si potrebbe dimostrare la salvezza di questo membro delle forze d’occupazione zetiste, mentre il fronte russo in Ucraina si sfarina inesorabile. Per quanto questa notizia sia aneddotica, è chiaro che la mobilitazione e i bombardamenti indiscriminati non stanno aiutando granché le Z truppen sui più di 1.000 chilometri in cui si confrontano con l’esercito giallazzurro. Anzi, nel silenzio operativo in cui gli ucraini hanno immerso le loro recenti operazioni offensive – per le quali i russi hanno introdotto il nuovo eufemismo di «fase attiva del nemico» – rimbombano le richieste d’aiuto dei collaborazionisti verso Mosca. Tanto è grave la situazione sul campo che l’amministrazione degli occupanti a Chersòn ha chiesto l’evacuazione del personale sulla riva Est del Nipro e ieri si sono create le prime file di persone ad attendere il servizio di chiatte disposto in luogo del ponte Antonivs’kyy, reso da tempo inutilizzabile dagli attacchi ucraini. Il fuggi fuggi dei traditori si mischierà in questo caso sia allo sfollamento degli abitanti sia alla deportazione coatta dei civili, a seconda degli ordini del comando generale russo. Nel frattempo il criminale Putin ha proclamato la legge marziale nei territori annessi illegalmente (e occupati solo in maniera parziale) e lo stato di allerta negli oblast’ di confine. Nel Paese dei Girasoli si allenta quindi la presa russa. Tale operazione di evacuazione, intensiva a livello logistico, potrebbe anticipare di poco la ritirata dell’armata russa dalla parte del Chersons’ka oblast’ a Ovest del fiume. La perdita dell’unico capoluogo ucraino conquistato dall’esercito ruscista diventerebbe così il primo ‘risultato’ del nuovo comandante in capo dell’invasione. La nomina del generale Surovikin era stata accolta in Occidente con una discreta inquietudine, in particolare per il suo curriculum di crimini di guerra in Siria e il suo soprannome “Armageddon”. Dato però lo stato claudicante e difficilmente reversibile della blyatkrieg russa contro Kyïv e la particolare forma della sua testa, forse calzerebbe meglio il nomignolo “Humpty Dumpty” giacché l’uovo antropomorfo del folklore inglese è famoso per essersi rotto, cadendo da un muretto, in così tanti pezzi che ricomporlo è impossibile. Una profezia credibile riguardo anche il prossimo destino del putinismo.   di Camillo Bosco

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