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Prigozhin contro Mosca

Prigozhin minaccia il ritiro della Wagner e mette spalle al muro Putin

Il capo della Wagner minaccia il ritiro dei mercenari della Wagner. Ma i motivi non sono “solo” le munizioni
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Prigozhin minaccia il ritiro della Wagner e mette spalle al muro Putin

Il capo della Wagner minaccia il ritiro dei mercenari della Wagner. Ma i motivi non sono “solo” le munizioni
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Prigozhin minaccia il ritiro della Wagner e mette spalle al muro Putin

Il capo della Wagner minaccia il ritiro dei mercenari della Wagner. Ma i motivi non sono “solo” le munizioni
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Il capo della Wagner minaccia il ritiro dei mercenari della Wagner. Ma i motivi non sono “solo” le munizioni
Un fulmine a ciel sereno o quasi, il videomessaggio che il capo della Wagner, Prigozhin, ha lanciato in queste ore contro Mosca: Abbiamo il 70% di munizioni in meno del necessario. Se non riceveremo le munizioni, la Wagner si ritirerà da Bakhmut il 10 maggio. Non lascerò i miei ragazzi subire perdite inutili come già accaduto”. Prigozhin è ai ferri corti con il Cremlino, che non risponde in merito ai video che oramai hanno fatto il giro del mondo: “Abbiamo letto sui media, ma non possiamo commentare perché riguarda l’‘operazione militare speciale in corso’”, ha dichiarato il portavoce Dmitry Peskov. Una chiara presa di posizione contro Putin, che mette il presidente russo in una posizione molto scomoda. Lo spiega bene Greta Cristini, analista geopolitica, collaboratrice di Limes, reporter di guerra dall’Ucraina e autrice del libro “Geopolitica. Capire il mondo in guerra” edito da Piemme, in una puntata del podcast “Ma perchè” di Marco Maisano. Per la reporter di guerra, infatti, la ragione è tutta politica e ha a che fare con una lotta di potere in corso tra la Wagner e l’esercito regolare russo. Da un lato Prigozhin e dall’altro il capo di stato maggiore Gerasimov e il ministro della Difesa, Shoigu. “Una faida – spiega l’esperta –  che va avanti fin dai tempi della presa di Soledar, in cui sia la Wagner che l’esercito regolare si erano intestati il merito per la sua caduta in mano russa. Ma se vogliamo è una questione che ha a che fare con un principio molto più profondo: i mercenari della Wagner non sono integrati dentro l’esercito regolare di Mosca. Quindi in Ucraina agiscono per conto proprio, il che crea non soltanto dei problemi di coordinamento e di competizione con l’esercito regolare ma anche problemi di potere. Forse qualcosa che nessuno sa – continua Cristini-  è che in Russia, in realtà, le compagnie militari private sono illegali. Perciò alla base della potenza militare russa in Ucraina e in giro per il mondo –  il gruppo Wagner è infatti molto attivo sia in Siria che in altri Paese africani – c’è questa contraddizione enorme per  cui queste compagnie non dovrebbero nemmeno esistere”. Ma allora perché arrivano le minacce di Prigozhin? A questa domanda Cristini risponde che “Il capo della Wagner vede i suoi uomini morire come mosche e dall’altro conosce l’importanza strategica e politica di Bakhmut per la Russia e sa che questa è tutta sulle spalle della Wagner. Quindi sfrutta questa situazione anche per battere cassa. Dobbiamo riflettere sul fatto che se la difesa e lo stato maggiore (Shoigu e Gerasimov) non fanno arrivare queste munizioni alla Wagner, magari per far sì che Prigozhin non prenda i meriti di vittorie politiche interne, questo potrebbe compromettere la presa russa della città di Bakhmut. Motivo per cui Prigozhin sta mettendo Putin con le spalle al muro chiedendo sostegno, armi o che l’esercito privato acquisisca potere, pena far cadere tutto il fronte bellico”. “Un tasto molto dolente per Putin – continua Cristini – perché se da un lato sceglie di appoggiare Prigozhin il rischio è che si sollevi tutto lo stato maggiore russo, dall’altro se nega il supporto al capo della Wagner sarà costretto ad una mobilitazione generale. Cosa che Putin vuole scongiurare, per evitare che la guerra entri completamente nelle case dei russi. Finora il presidente russo ha avuto estremo bisogno di compagnie militari private, come il gruppo Wagner e il battaglione Urals, tanto da aver incentivato la privatizzazione delle forze armate anche grazie al finanziamento dei grandi oligarchi. Per questo e altri motivi non vorrei essere nei panni di Putin ora”.  Di Claudia Burgio

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