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Senza mobilitare non reggono

La stasi del fronte è pagata a caro prezzo dai russi e persino dall’altra parte della trincea, ‘gli esperti russi’ pare abbiano gettato la spugna.
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Senza mobilitare non reggono

La stasi del fronte è pagata a caro prezzo dai russi e persino dall’altra parte della trincea, ‘gli esperti russi’ pare abbiano gettato la spugna.
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Senza mobilitare non reggono

La stasi del fronte è pagata a caro prezzo dai russi e persino dall’altra parte della trincea, ‘gli esperti russi’ pare abbiano gettato la spugna.
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La stasi del fronte è pagata a caro prezzo dai russi e persino dall’altra parte della trincea, ‘gli esperti russi’ pare abbiano gettato la spugna.
Aridaje! Il portavoce del Cremlino Demetrio (Dmitrij) Peskov ha riferito che «il cambio di potere a Kyïv non è l’obiettivo dell’operazione militare speciale» e ogni giorno pare di parlare con una persona diversa. Per quel che vale, basta che si decidano invece su cosa vogliano e cosa intendano portare al tavolo delle trattative. Tuttavia la chiarezza non è mai conveniente a un bullo in un momento di debolezza e il regime siloviko certo annaspa intanto che le sue ritirate strategiche – che senza ironia possono essere definite le migliori imprese militari condotte dalle Z truppen – restringono ogni giorno di più lo spazio di manovra tanto bellico quanto politico. Il commento di un fella su Internet a riguardo è fulminante e ci ricorda come anche la “guerra della noosfera” (sfera del pensiero umano) sia stata perduta dalla Federazione Russa: «Sì, infatti ora l’obiettivo dell’operazione è impedire un cambio di potere a Mosca». I fella, di cui abbiamo parlato su queste pagine già ad agosto, sono persone comuni che sostengono la causa ucraina. Per farlo non imbracciano un fucile ma cambiano su Twitter il loro avatar in un cane Shiba Inu antropomorfo e personalizzato (chi in mimetica e armato, chi in felpa e con notebook, chi in modo ancora più pittoresco), scorrazzando come castigamatti tra i post degli account filorussi. Talvolta ne contrastano la propaganda punto per punto sebbene più spesso preferiscano dileggiarli fino a farli desistere, ma soprattutto – tra una scorribanda e un’altra – organizzano raccolte di denaro a favore dell’esercito ucraino. Protezioni, droni aerei e persino navali sono finanziati da una folla di “meme-guerriglieri” da tastiera che sognano di vedere il Paese dei Girasoli libero dalla Z del fascismo russo. Dall’altra parte della trincea, gli ‘esperti’ russi pare invece abbiano gettato la spugna. Durante il programma di propaganda di Ol’ga Skabeeva persino l’indagato per crimini di guerra Zakhar Prilepin ammette con candore che la Russia sta cercando una tregua solo per riorganizzare le forze, dato che non può più sostenere offensive sul fronte. Un’intercettazione recente di un sopravvissuto della Seconda Compagnia di comando del 362esimo Reggimento di fanteria motorizzata, normalmente acquartierata a Lipeck ma stanziata nella zona di Svatove, pare confermarlo. «Siamo solo carne, della cazzo di carne» impreca il soldato. «Da un battaglione di 500 persone ne sono tornate solo 15. Così le perdite totali in dodici giorni sono arrivate a 2.500 tra morti e feriti. E il comandante del reggimento è sparito!». Che un quadro di comando sia impiegato in prima linea è già inusuale, dato che i suoi compiti attengono al coordinamento delle altre squadre; dobbiamo quindi presupporre che non fosse rimasto molto altro da coordinare. Questo e molti altri indizi dal fronte fanno supporre che il criminale Putin stia adottando i corpi dei suoi sudditi come mezzo di temporeggiamento finale, ma si tratta comunque di una macelleria esosa. Proprio per questo tra i moscoviti serpeggia di recente il fondato sospetto che la disperazione al fronte possa portare a una nuova ondata di “mobilitazioni parziali”, mentre i canali Telegram ancora si riempiono dei lamenti dei primi mobiki (soldati mobilitati) lasciati al freddo, alla fame, senz’armi e senza addestramento. Aridaje.   di Camillo Bosco

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