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Vladyslav

Vladyslav, sminatore a 20 anni per riconquistare la libertà

La storia di Vladyslav, ragazzo ventenne che ha voluto partecipare al programma di sminamento del suo Paese. Oggi Vlad è in ospedale, insieme ad altri eroi ucraini
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Kyiv – Pochi giorni fa abbiamo descritto quanto sia drammaticamente difficile condurre una vita normale, fatta di spostamenti e piccoli gesti d’ordinaria quotidianità, nel più grande campo minato al mondo: l’Ucraina. Prima di ritirarsi, i russi hanno reso inabitabile ogni metro di terra tastato durante la loro criminale invasione. Ordigni collegati alle porte di casa e smisurati campi di grano cosparsi di mine: questo il lascito del russkij mir. Da italiano residente in Ucraina trovo offensive le fake news diffuse dall’Ambasciata russa a Roma circa la «presenza di mine di fabbricazione italiana disinnescate sul territorio ucraino». Drammaticamente reale e ardua è semmai l’attività dei genieri ucraini chiamati a disinnescare quelle russe.

La storia di Vladyslav Yeschenko è un chiaro esempio del valore e dello spirito di sacrificio con cui questi ragazzi – spesso appena ventenni – svolgono uno dei compiti più pericolosi al mondo. Senza alcuna convocazione ufficiale, lo scorso 24 febbraio Vlad si presenta spontaneamente nella caserma di Sloviansk, luogo in cui risiede col padre dal 2014 a seguito dell’invasione di Horlivka, loro città natale. Chiede di prendere parte al programma di sminamento condotto da Halo Trust Inc. (organizzazione umanitaria no-profit angloamericana attiva in tutto il mondo), cosciente del fatto che si sarebbe trattato di un lavoro ad alto rischio.

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Arruolatosi, il ragazzo conduce per mesi delicate operazioni di sminamento dei territori liberati dagli occupanti russi, mettendo in salvo un gran numero di civili. Il suo compito è reso ancor più difficoltoso dal fatto che i russi hanno piazzato ordigni spesso non convenzionali praticamente ovunque, trasformando le città in trappole mortali. Macabre dediche scribacchiate in russo accompagnano sovente le cariche esplosive trovate persino dentro le stampanti dei computer, nei frigoriferi e nelle culle dei neonati: «Torneremo», «Come vi abbiamo creati vi cancelleremo», «L’Ucraina esiste solo nelle vostre menti naziste», «Per i vostri bambini», «Non partorirete altri bastardi ucraini», «Dalla Russia con amore».

Considerata la specificità delle competenze richieste, colpisce la sproporzione tra i 250mila chilometri quadrati da bonificare e la quantità di persone in grado di farlo. Per queste ragioni, nel corso della sua attività Vlad è stato chiamato a operare in luoghi molto distanti e contesti spesso precari. Giunto a Bakhmut, crede di trovarsi all’inferno. Durante un delicato intervento, le condizioni estreme in cui si trova causano l’autodetonazione di diverse cariche esplosive. Il viso del 24enne viene travolto da una tempesta di fuoco e schegge. Trasportato in coma all’ospedale più vicino, ne uscirà devastato. Dopo svariati interventi chirurgici i medici riusciranno a restituirgli soltanto molto parzialmente l’udito ma non la vista. Le gravissime ferite riportate al volto renderanno necessaria la tracheostomia e la nutrizione assistita tramite un sondino gastrico.

Oggi Vlad non può parlare, vedere e ascoltare nessuno. In queste condizioni è riuscito comunque a chiedere la mano alla fidanzata Valeria, che ha accettato la sua proposta di matrimonio, orgogliosa di essere la moglie di un vero eroe dell’Ucraina.

Di Giorgio Provinciali

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