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Memoria riesumata in Ucraina

Oleksiy di lavoro recupera i corpi dei militi ignoti ucraini, ma ha riesumato anche i corpi di centinaia di civili. Nelle sue parole, l’orrore di cui sono capaci i russi
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Vinnytsja – Dal 2014 Oleksiy Yukov si occupa di quelle povere anime nel limbo raffigurate da Dante nella “Divina Commedia” come «color che son sospesi». A capo dei gruppi di ricerca del patrimonio storico militare “Platzdarm” e dell’associazione Black Tulip, da quasi dieci anni l’obiettivo principale del suo lavoro è recuperare i corpi dei militi ignoti ucraini, cioè di quei difensori della patria caduti in guerra, dati per dispersi e non ancora identificati.

Oleksiy e il suo gruppo sono abituati a lavorare nelle zone minate, sotto tiro nemico e persino all’interno dei territori temporaneamente occupati, restituendo sacralità e importanza a ogni corpo dimenticato. Persino a quelli degli invasori che – ricomposti e sistemati – diventano spesso macabro oggetto di scambio con il nemico. Restituire alla terra ucraina i suoi eroi, coloro che per difenderla hanno pagato il prezzo più caro, significa per Oleksiy dar pace a quelle anime.

Recentemente intervistato dal canale “Cуспільне”, il ragazzo ricorda d’aver riesumato anche i corpi di centinaia di civili, spesso bambini. Evoca gli orrori delle fosse comuni o degli attentati come quello di Kramatorsk, in cui un missile indirizzato «Ai bambini» ha effettivamente provocato il massacro di tanti piccoli angeli. In quell’occasione le squadre hanno lavorato non poco e in condizioni raccapriccianti per ricomporre quei poveri corpicini dilaniati.

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Oleksiy racconta anche d’aver trovato molti corpi di nemici bruciati dai loro commilitoni nell’intento di renderli irriconoscibili. Un russo “disperso” costa infatti meno allo Stato sotto ogni profilo e comporta minori obblighi morali nei confronti della sua famiglia. Alcuni corpi vengono invece bruciati affinché non possano costituire un macabro banchetto per lupi, cani e uccelli, ma in un inferno come quello di Bakhmut tale pratica è stata seguita soltanto all’inizio e riservata comunque ai corpi dei graduati: non certo alla carne da cannone strappata con l’inganno da carceri e ospedali psichiatrici.

Nei pressi della Svatove occupata, avvicinandosi al luogo di scambio definito poco prima con i russi, il furgone bianco con la croce rossa su cui viaggiava Oleksiy è stato crivellato a tradimento dai proiettili. Taglieggiato e minacciato al posto di blocco, ricorda d’aver dovuto raccogliere 3mila hrivnie fra i suoi compagni per far uscire illesa la squadra e rimpatriare la salma d’un connazionale: «Dobbiamo riportare a casa tutta la nostra gente» insiste. La determinazione sua e dei suoi compagni è incrollabile almeno quanto la voglia di riappropriarsi di ogni centimetro di terra rubata.

Di Camillo Bosco

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