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Il corpo di Oleh torturato dai militari russi

Dall’Ucraina, la storia di Oleh, ingegnere e insegnante rapito e torturato dai russi. La criminale aggressione di Putin ha cannibalizzato i corpi ma non il valore dei resistenti
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Il corpo di Oleh torturato dai militari russi

Dall’Ucraina, la storia di Oleh, ingegnere e insegnante rapito e torturato dai russi. La criminale aggressione di Putin ha cannibalizzato i corpi ma non il valore dei resistenti
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Il corpo di Oleh torturato dai militari russi

Dall’Ucraina, la storia di Oleh, ingegnere e insegnante rapito e torturato dai russi. La criminale aggressione di Putin ha cannibalizzato i corpi ma non il valore dei resistenti
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Dall’Ucraina, la storia di Oleh, ingegnere e insegnante rapito e torturato dai russi. La criminale aggressione di Putin ha cannibalizzato i corpi ma non il valore dei resistenti
Chernivtsi – Il personale medico locale che l’ha avuto in cura mi racconta la storia di Oleh Oleksandrovych Moskalenko, ingegnere e insegnante di business administration balzato agli onori della cronaca per un’impresa al limite della sopravvivenza. Padre di famiglia, Oleh vive a Severynovka, un piccolo sobborgo di Kyiv popolato da poche centinaia di anime. Dopo aver visto crollare sotto i colpi dell’artiglieria russa la palazzina di fianco alla sua, il 4 marzo decide di partire alla volta della Polonia per mettere in salvo i propri cari. Accompagnata la famiglia al confine, torna indietro per aiutare altri parenti rimasti soli. Nel tratto di strada tra Yasnohorodka e Motyzhyn l’auto su cui viaggia viene fermata per un controllo. Poco avanti, Oleh nota due tronchi d’albero posti di traverso sulla carreggiata. Voltandosi, intravede la vicina stazione di servizio completamente distrutta. La sua vettura viene circondata da uomini in mimetica verde, che puntandogli contro i mitragliatori gli intimano in russo di scendere. Indispettiti dalla presenza di una bandierina ucraina sulla plancia dell’auto e dalla scritta “Ukraine” sulla sua felpa (dettagli assolutamente comuni, qui), gli occupanti rivoltano da cima a fondo il veicolo e fanno spogliare Oleh, lasciandolo in mutande e maglietta. «Hey tu, banderovita! Che ci fai qui? Dove sono i tuoi compagni d’armi?». I russi tentano in ogni modo di estorcergli confessioni di crimini o cospirazioni inesistenti. Dapprima lo minacciano, poi lo percuotono, infine lo ammanettano dietro la schiena e lo incappucciano con un sacchetto nero. Pestandolo con il calcio del fucile, lo costringono a camminare scalzo alla cieca sino a farlo cadere in un fosso profondo almeno un paio di metri. Rovinando a terra, Oleh si rompe un piede. Dall’alto i suoi aguzzini continuano a malmenarlo sino a fargli perdere conoscenza. LEGGI TUTTI GLI ARTICOLI DI “CRONACHE DI GUERRA” Sanguinante, si risveglia qualche ora dopo in una cella, incappucciato e legato assieme ad altri nelle sue condizioni. A turno i malcapitati vengono prelevati dai loro carcerieri e condotti all’interrogatorio. Oleh riferisce d’aver espletato gli obblighi di leva quasi 40 anni fa all’epoca dell’Urss e di non essere altro che un civile. «Veniamo a portarvi felicità e luce e voi che fate? Ci sparate! Bastardi! Tu sei un bugiardo, cecchino banderovita, e in quanto tale ti tratteremo!» gli gridano i russi, iniziando a tagliargli un pezzo alla volta le dita delle mani. Per quattro giorni Oleh viene martoriato dai suoi macellai finché le sue ferite s’infettano e iniziano a puzzare. Creduto moribondo, viene condotto assieme a un altro prigioniero in fin di vita in un bosco isolato per esser dato in pasto ai lupi. Le sevizie patite e la temperatura sottozero gli hanno ridotto le estremità a moncherini neri. Sorretto dal compagno di sventura abbozza qualche passo prima di chiedere d’esser lasciato lì. Solo e senza potersi muovere, trascorre il quinto giorno all’addiaccio. Nottetempo l’amico torna e riesce a portarlo in spalla sino al rifugio disabitato di un guardaboschi. Trascorsa qualche ora davanti a un falò improvvisato, la mattina seguente i due riusciranno a mettere in moto un’auto abbandonata e a raggiungere un posto di blocco ucraino. Ricoverato a Chernivtsi e poi in Germania, Oleh perderà parecchie dita delle mani e un piede. La criminale aggressione russa ha devastato centinaia di vite come la sua, cannibalizzandone i corpi ma non il valore. Di Giorgio Provinciali

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