Ucraina, i russi e il materiale bellico nordcoreano e iraniano
Ucraina, l’invasione russa prosegue con l’arrivo di materiale bellico nordcoreano o – come scritto dal “The Wall Street Journal” – iraniano

Ucraina, i russi e il materiale bellico nordcoreano e iraniano
Ucraina, l’invasione russa prosegue con l’arrivo di materiale bellico nordcoreano o – come scritto dal “The Wall Street Journal” – iraniano
Ucraina, i russi e il materiale bellico nordcoreano e iraniano
Ucraina, l’invasione russa prosegue con l’arrivo di materiale bellico nordcoreano o – come scritto dal “The Wall Street Journal” – iraniano
Fronte Sud – Qualche cratere in più nei campi erbosi a margine della stradàccia percorsa qualche giorno fa allontanandoci da questi luoghi, stessa gradinata scivolosa e buia, stesso bunker in cui abbiamo registrato quei reportage che sono già visibili sul sito de “La Ragione”: siamo tornati all’inferno.
‘Larissa’ (un ratto chiamato così dai soldati qui asserragliati) continua a scorrazzare fra i materassi stesi a terra ma tre di essi sono senza coperte e disadorni. Tre dei coraggiosi ragazzi che in quei video s’auguravano con noi che il 2024 possa portare la vittoria – ossia, la pace – non ce l’hanno fatta. Uno è saltato per aria pestando una mina (in alcuni punti i russi ne hanno interrate due ogni mezzo metro quadrato); un altro è stato raggiunto da un drone kamikaze sebbene stesse marciando ad almeno 80 metri dal compagno seguente (fino a qualche tempo fa gli occupanti li lanciavano solo contro gruppi di soldati, mentre ora ne dispongono in quantità tale da poterli usare anche contro bersagli singoli); il terzo è stato colpito da un cecchino russo mentre recuperava i corpi d’alcuni commilitoni per restituirli ai loro familiari. Inorriditi, chiediamo come sia possibile sparare a un uomo disarmato che sta raccogliendo il corpo d’un compagno caduto: «Noi non l’abbiamo mai fatto. Non fuciliamo nemmeno i prigionieri di guerra come invece fanno loro, perché per noi chi s’arrende smette d’essere un soldato. I loro cadaveri sono invece laggiù da mesi, perché nessun russo viene mai a prenderli. Li lasciano marcire e ai familiari mandano bare sigillate o dicono che i loro figli sono dispersi. Rifiutano persino di prendere il carcame che gli raccogliamo noi, disdegnando i nostri camion refrigerati».
Nonostante la carenza d’artiglieria, le truppe del Tridente sono riuscite a respingere ogni tentativo d’avanzata russo e perfino a progredire in direzione di Robotyne, verso Tokmak.
Se è vero infatti che per un colpo di mortaio ucraino i russi ne sparano dieci, identiche proporzioni vanno registrate a danno degli occupanti sul fronte delle perdite.
A ondate di 20 criminali alla volta spediti contro le postazioni ucraine, i russi stanno perdendo mille uomini al giorno ormai da mesi. Il campo di battaglia rivela immagini raggelanti: distese sterminate di cadaveri russi congelati, sopra i quali nuova carne da cannone viene inviata per fare la stessa fine. Chi di loro tentenna o si rifiuta d’avanzare viene raggiunto dai colpi dei suoi compagni.
Ieri l’Ucraina è riuscita a colpire nuovamente le installazioni russe in Crimea: 3 missili non intercettati sui 10 sparati hanno infatti raggiunto obiettivi strategici rilevanti, uccidendo almeno 23 ufficiali d’alto rango delle forze armate della Federazione Russa tra cui – secondo alcuni – si trovava anche il capo di stato maggiore Valerij Gerasimov.
Tutte le informazioni in nostro possesso lasciano tuttavia intendere che entro la metà di gennaio Putin lancerà una nuova e massiccia offensiva su Kharkiv, che in queste ore continua a essere colpita pesantemente. Giovedì notte le forze armate russe hanno attaccato 15 insediamenti a essa adiacenti, usando artiglieria e missili. Molti di essi non erano di fabbricazione russa: ciò lascia intendere che Mosca stia già impiegando i vettori balistici acquistati dal regime di Pyongyang o – come intuito dai colleghi del “The Wall Street Journal” – da quello iraniano. Tali attacchi sono il probabile preludio a un’invasione di terra su larga scala, che potrebbe avvenire nei prossimi giorni.
Pur trovandosi a meno di 40 km dal confine di Stato con la Federazione Russa, Kharkiv non cadde mai e i territori occupati dell’omonima oblast’ furono liberati durante la prima controffensiva.
In previsione di ciò, l’Occidente deve decidere se questa guerra vuol finalmente vincerla o se preferisce continuare a non perderla.
di Alla Perdei e Giorgio Provinciali
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