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Vacanze rovinate per i russi in affanno in Crimea

I russi si accorgono di essere in guerra solo quando i missili gli rovinano le vacanze. Forse, per la palese impotenza delle postazioni antiaeree russe di fronte ai bombardamenti ucraini in Crimea.
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Vacanze rovinate per i russi in affanno in Crimea

I russi si accorgono di essere in guerra solo quando i missili gli rovinano le vacanze. Forse, per la palese impotenza delle postazioni antiaeree russe di fronte ai bombardamenti ucraini in Crimea.
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Vacanze rovinate per i russi in affanno in Crimea

I russi si accorgono di essere in guerra solo quando i missili gli rovinano le vacanze. Forse, per la palese impotenza delle postazioni antiaeree russe di fronte ai bombardamenti ucraini in Crimea.
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I russi si accorgono di essere in guerra solo quando i missili gli rovinano le vacanze. Forse, per la palese impotenza delle postazioni antiaeree russe di fronte ai bombardamenti ucraini in Crimea.
«What airdefence doing?» (sic, da leggere come «La contraerea cheffà?») scrive su Twitter lo sgrammaticato influencer filorusso @200_zoka. Ai 90mila zetisti che lo seguono però poco importa della grammatica da quando hanno appreso dell’attacco alla base aerea russa di Novofedorivka nella Crimea temporaneamente occupata. La domanda di Zoka è infatti proprio legata alla palese impotenza delle postazioni antiaeree russe di fronte ai bombardamenti missilistici ucraini che da circa un mese stanno spazzando le retrovie rusciste. Delusione comprensibilissima, dato che la propaganda silovika sostiene non solo che i suoi sistemi riescano a intercettare tali attacchi ma anche che tutti gli Himars donati dall’Occidente siano già stati distrutti. L’aerodromo militare dista ben 200 chilometri dal fronte e se l’esercito giallazzurro può colpire sin lì allora anche il porto militare di Sebastopoli e persino il ponte sullo Stretto di Kerch (che collega la Crimea alla terraferma russa) sono davvero in pericolo. Una qualsiasi notte potrebbero subire danni catastrofici, mettendo in crisi profonda il Distretto militare meridionale e tutto il fronte Sud dell’Operazione Z. Il ponte, tra l’altro, si è presto riempito delle auto di coloro i quali hanno scoperto all’improvviso di essere cittadini di un Paese che ha mosso guerra a un altro Paese. L’esercito di Kyiv ha quindi offerto ai vacanzieri di Mosca uno spettacolo pirotecnico portentoso: le due esplosioni iniziali nel perimetro del campo aereo hanno poi lasciato il passo a decine di detonazioni secondarie nei depositi di munizioni ivi locati. Così l’incantesimo creato dalle televisioni del criminale Putin si è spezzato e i moscoviti hanno interrotto il poltrire estivo col primo vero assaggio di cosa vivano gli ucraini dal 24 febbraio scorso. Per turisti e occupanti valigie richiuse e di corsa a casa, insomma, che la possibilità di finire colpiti da un missile non era scritta su nessun depliant. Dovevano però sapere che nel rajon (provincia) di Saki è acquartierato il 43esimo Reggimento separato dell’aviazione navale d’assalto della flotta russa del Mar Nero, responsabile del mantenimento della supremazia aerea quantomeno su quello specchio d’acqua. Da quelle piste, ora rese inutilizzabili, partivano i caccia multiruolo Sukhoi Su-30, i bombardieri tattici supersonici Su-24M sia nella variante ‘classica’ che in quelle Su-24MR (aereo spia) e Su-24MP (per la guerra elettronica) nonché i Tupolev Tu-134 da ricognizione e trasporto. Sono questi i velivoli che negli scorsi cinque mesi hanno sganciato tonnellate di bombe a caduta libera sulle città del Sud-Est della Terra dei Girasoli. Non è ancora chiaro se le esplosioni siano state provocate da missili Atacms donati dagli Usa, dai nuovi missili balistici Grom 2 (Tuono 2) di fabbricazione domestica ucraina o da un sabotaggio delle forze speciali di Kyiv (con cariche esplosive o nell’assistenza al puntamento sugli obiettivi); ma è cristallino il fatto che il Cremlino non voglia che si parli dell’accaduto. Il Ministero della Difesa russo ha subito minimizzato parlando di incendio accidentale (come nel caso dell’incrociatore Moskva) e persino il bieco propagandista Solov’ëv ha sorvolato sulla notizia, preferendole i guai di Trump con l’Fbi. Temono, forse a ragione, che sia un Ferragosto abortito a poter scuotere le coscienze di chi finora è rimasto indifferente a 40mila vittime.   di Camillo Bosco

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