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Niente angurie per Mosca

Zelens’kyj in visita a Chersòn sigla una nuova fase della guerra
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Niente angurie per Mosca

Zelens’kyj in visita a Chersòn sigla una nuova fase della guerra
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Niente angurie per Mosca

Zelens’kyj in visita a Chersòn sigla una nuova fase della guerra
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Zelens’kyj in visita a Chersòn sigla una nuova fase della guerra
«Un’anguria, avevo voglia di un’anguria». Risponde così il presidente ucraino Volodymyr Zelens’kyj al giornalista che gli chiede perché si sia recato a Chersòn, data la pericolosità e la vicinanza al fronte di combattimento. Pronunciata con un sorriso a dir poco compiaciuto, la battuta ironica si riferisce al frutto più famoso coltivato nell’oblast’. Un atteggiamento leggero, controbilanciato dal momento solenne dell’alzabandiera davanti al palazzo del governo regionale. Lo Zelens’kyj comico e quello condottiero sopravvivono insieme senza soluzione di continuità mentre risuonano nell’aria le note dell’inno ucraino, il cui titolo “Šče ne vmerla Ukraïny” (Non è ancora morta l’Ucraina) è quantomeno adatto a commentare la resistenza del suo popolo contro quello che veniva considerato il secondo esercito del mondo. L’anguria mangiata con gusto diventa quindi la metafora della soddisfazione raggiunta da una nazione intera. Dopo mesi di occupazione è stato liberato l’unico capoluogo regionale conquistato dai fascisti russi e sbaglia chi pensa che sia stata una decisione presa in libertà dagli aggressori. Dopo i primi iniziali successi sulla sponda Ovest del fiume Nipro, il comandante delle forze armate giallazzurre Valerij Zalužnyj ha preferito infatti risparmiare truppe, mantenendo sì una costante pressione sulle Z truppen asserragliate nell’area ma usando le riserve per premere invece sugli altri punti del fronte. Questa tattica ha provocato un rallentamento dell’offensiva di Kyïv che molti analisti della domenica hanno letto come un fallimento, quando invece si operava su un fronte più ampio. Vedendo sollecitata la linea di contatto su tutti i fronti, da Melitopol a Svatove, il generale russo Sergej “Humpty Dumpty” Surovikin si è trovato nell’impossibilità di spostare nuovi rinforzi e quindi le alternative rimaste consistevano nella difesa all’ultimo uomo o nella ritirata strategica. Ormai abituati alla brutalità dei russi, su queste pagine abbiamo spesso riportato i timori che si scegliesse una via sanguinosa, ma Surovikin ha invece optato per il buon senso, risparmiando alla città le distruzioni di una guerriglia urbana à la Mariupol. Purtroppo si tratta anche di una scelta che allungherà la guerra, perché le risorse ritirate potranno essere dislocate in altri settori. Gli ucraini non intendono tuttavia lasciare agli zetisti il lusso di riorganizzarsi. Sono già stati diffusi dei video dove si vedono i reparti speciali di Zalužnyj attraversare su gommoni il Nipro per intraprendere nuove osservazioni di sabotaggio. La mancanza di traghetti da parte ucraina infatti potrebbe essere compensata dai numerosi pontoni militari donati nei mesi scorsi dall’Europa, uniti all’uso di chiatte. Per non ripetere le cialtronerie russe, prima di tentare il guado vanno però silenziate le artiglierie nemiche sull’altra sponda. D’altronde i russi in “avanzata retrograda” hanno lasciato munizioni, mezzi e addirittura un intero sistema S300 antiaereo sulla riva sbagliata, quindi potrebbero trovarsi sguarniti in difesa. Se i commando ucraini avranno l’occasione di assicurare una zona protetta intorno ai possibili guadi artificiali, allora il criminale Putin potrebbe ritrovarsi con problemi ben più gravi della sua recente carenza di angurie. Di Camillo Bosco

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