Dal Cremlino
«Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste le parole pronunciate da Vladimir Putin tempo fa. Ma cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina? I possibili scenari sono due.
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«Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste le parole pronunciate da Vladimir Putin tempo fa. Ma cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina? I possibili scenari sono due.
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«Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste le parole pronunciate da Vladimir Putin tempo fa. Ma cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina? I possibili scenari sono due.
«Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste le parole pronunciate da Vladimir Putin tempo fa. Ma cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina? I possibili scenari sono due.
«Chi non rimpiange la disgregazione dell’Urss non ha cuore, chi vuole ricrearla così com’era non ha cervello». Queste parole di Vladimir Putin, dette tempo fa, prima dei venti di guerra appesi a un filo sull’Ucraina e delle tensioni spinte al limite con l’Occidente, sono il punto di partenza ideale per rispondere a una domanda: cosa sta succedendo in Russia in questi giorni rispetto alla questione ucraina?
I possibili scenari sono due.
- Il primo è quasi chirurgico nella sua semplicità: uno scontro deliberato. Voluto. Sono vent’anni circa che la Russia si sta preparando a una sfida di questo genere: mostrare all’Occidente la propria potenza. Mosca, in questi anni, ha messo una marea di soldi nell’esercito, nell’ammodernamento delle proprie armi e degli arsenali, facendo una scelta politica evidente e rinunciando, per questa, ad altri investimenti più ‘civili’. Con il tempo, una politica di tal natura non può che portare alla necessità di guerreggiare, andando al di là delle esibizioni di forza. Alla base di queste scelte russe c’è appunto quel che le parole di Putin, citate all’inizio, svelano: non si può rifare l’Unione sovietica ma la forza che l’Urss e prima di lei l’impero russo hanno incarnato, sì. La disgregazione per Putin è stata una iattura e le politiche aggressive ai confini della Russia mirano a riaggregare, nel suo sogno politico, ciò che rappresenta per Mosca uno spazio vitale. Un protagonismo aggressivo che i russi hanno portato avanti, ad esempio, anche lontano dai propri confini, in zone di guerra come la Libia e il Mali, con i mercenari della Wagner presenti nei due Paesi africani.
- C’è poi il secondo scenario, con l’esibizione della forza che doveva restar tale ma è sfuggita di mano. Si parte da un’identica premessa – la grandezza della Russia e il suo pieno riconoscimento come potenza globale – ma con un altro fine che, in questo caso, non ha tenuto conto del rinculo: rimanere impantanati. Putin sull’Ucraina ha voluto dimostrare all’Occidente che si può permettere certi azzardi (come ha fatto per esempio la Cina su Taiwan) senza pagar dazio. Per questo ha innescato un braccio di ferro con il mondo libero di cui però è rimasto prigioniero. La compattezza dell’Occidente, che pure vorrebbe non sparare ma è comunque disposto a farlo se necessario, l’ha fregato. Il risultato per Mosca è quello di ritrovarsi un’Ucraina oggi armata fino ai denti e non più indifesa. Un vero boomerang.
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