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Dopo il blackout, in Spagna non si sono placate le polemiche. E ancora si cercano le cause

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Chi si fosse trovato a viaggiare in Spagna dopo il blackout di fine aprile che ha mandato in tilt l’intero sistema elettrico, sarebbe rimasto colpito dalla violenta polemica – tutti contro tutti – con la quale questo tema continua a tener banco

Blackout Spagna

Dopo il blackout, in Spagna non si sono placate le polemiche. E ancora si cercano le cause

Chi si fosse trovato a viaggiare in Spagna dopo il blackout di fine aprile che ha mandato in tilt l’intero sistema elettrico, sarebbe rimasto colpito dalla violenta polemica – tutti contro tutti – con la quale questo tema continua a tener banco

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Dopo il blackout, in Spagna non si sono placate le polemiche. E ancora si cercano le cause

Chi si fosse trovato a viaggiare in Spagna dopo il blackout di fine aprile che ha mandato in tilt l’intero sistema elettrico, sarebbe rimasto colpito dalla violenta polemica – tutti contro tutti – con la quale questo tema continua a tener banco

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Chi si fosse trovato a viaggiare in Spagna dopo il blackout di fine aprile che ha mandato in tilt l’intero sistema elettrico, sarebbe rimasto colpito dalla violenta polemica – tutti contro tutti – con la quale questo tema continua a tener banco. Non soltanto sui media ma anche fra la popolazione. Da ricordare che la Spagna rimane il Paese con la più alta quota di fonti rinnovabili e dove l’energia costa la metà rispetto all’Italia. La Rete ha collassato, ma il problema non è la produzione: potrebbe essere la distribuzione.

In attesa di conoscere cos’abbia realmente scatenato questa crisi, nell’intera penisola iberica impazza il dibattito (audizione di Pedro Sánchez in Parlamento compresa), favorito dall’intelligenza artificiale, per prevedere il prossimo “apagon massivo” (versione iberica di blackout) con rimbalzo sui social. Con ‘ragionevole’ certezza, gli oracoli digitali hanno indicato due date – 25 luglio e 17 agosto – forse anche per l’elevato assorbimento di chilowatt. Dovuto agli impianti di condizionamento a pieno regime nel periodo estivo, complice il riscaldamento globale. Entrambe le date preoccupano non poco l’uomo della strada – oltre agli operatori – e fanno tremare le vene ai polsi. Anche perché si tratta di periodi chiave della bella stagione. E si teme che la poca chiarezza scoraggi il flusso di nuovi turisti (sia stanziali sia in viaggio).

Tornando al dato di realtà, nei giorni è aumentata la temperatura della querelle fra la tecnologia, la politica e gli organismi che rappresentano gli utenti della Rete. Inizialmente sono state citate, tra le possibili cause, «vibrazioni ambientali/meteorologiche». Affermazione da strappare stupore o sorrisi, evocativa delle correnti gravitazionali di Franco Battiato, che però alla lunga un qualche fondamento potrebbe anche averlo.

Se è certo che qualcosa non ha funzionato in alcune centrali del Sud e del Sud-Ovest della Spagna (il blackout si è esteso anche al Portogallo e a un’area nel Sud della Francia) e che in alcuni brevissimi periodi (si parla di secondi) si è interrotta la generazione di energia da immettere in Rete, molto meno si sa per ora delle cause del blackout. Per il quale sono al lavoro tre Commissioni che non includono gli operatori per garantire la necessaria terzietà. Il tutto in un quadro dove i responsabili della Rete spagnola (Ree) chiedono al governo di intervenire a valle degli impianti di produzione. Con la creazione di batterie e altri sistemi di accumulazione. Specialmente per le energie intermittenti (sole e vento) che sono state messe sul banco degli imputati. 

Nel mirino è finito il governo socialista di Pedro Sánchez. Messo alle strette dall’opposizione del Partito popolare. Che, con l’attacco all’esecutivo, ha mandato un siluro indiretto a Bruxelles e al Green Deal di Ursula von der Leyen. Anche perché – almeno in base alle prime indiscrezioni di fonte industriale e dei Ministeri competenti – nella mattinata del blackout il network sarebbe stato alimentato per circa il 70% da fonti intermittenti. Che avrebbero determinato l’“apagon massivo”. Un fenomeno che ha messo in discussione la possibile convivenza efficiente fra fonti classiche e rinnovabili. Senza interventi massicci e nuovi pesanti investimenti per la sicurezza dell’intero sistema elettrico. Il tutto aggravato dal fatto che è spuntato un documento, addirittura del 2024, che aveva allertato il Ministero della Transizione energetica con precise richieste in materia di assicurazioni di affidabilità della Rete, rimaste però lettera morta.

Insomma, mentre i politici – come in tutti i Paesi – fanno il loro mestiere scambiandosi accuse, tardano le spiegazioni plausibili. Intanto si cerca di fare i conti dei danni provocati all’intero sistema economico, da cui discenderanno indennizzi e risarcimenti. Mentre i cittadini spagnoli s’interrogano su quando sarà il prossimo blackout, preparando il kit di sopravvivenza già suggerito da Palazzo Berlaymont.

di Giovanna Guzzetti e Franco Vergnano

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