I due macigni sul cuore del 2024
Il 2024 comincia con due macigni che gravano sulla nostra testa e sul nostro cuore: la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente
| Esteri
I due macigni sul cuore del 2024
Il 2024 comincia con due macigni che gravano sulla nostra testa e sul nostro cuore: la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente
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I due macigni sul cuore del 2024
Il 2024 comincia con due macigni che gravano sulla nostra testa e sul nostro cuore: la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente
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Il 2024 comincia con due macigni che gravano sulla nostra testa e sul nostro cuore: la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente
Cosa scrivere il 1’ gennaio che non sia stato già scritto qualche centinaio di volte o che non risulti pericolosamente retorico? Metto le mani avanti: non ho una risposta. Posso tentare, nell’assoluta consapevolezza di cascare proprio nei rischi di cui sopra.
Il 2024 che comincia con due macigni che gravano sulla nostra testa e sul nostro cuore: la guerra in Ucraina e il conflitto in Medio Oriente.
La prima, proprio negli ultimi giorni del 2023 ha conosciuto una recrudescenza impressionante. La Russia, dopo aver resistito alla seconda controffensiva ucraina pur pagando un enorme prezzo in termini di uomini e materiali, ha lanciato un’offensiva secondo lo schema che le fu proprio nei primi mesi di guerra, i più bestiali per la popolazione civile: bombardamenti missilistici indiscriminati su centri abitati, con la popolazione nel mirino.
A differenza del 2022, però, oggi l’Ucraina ha disposizione – grazie agli aiuti americani ed europei – un arsenale per poter rispondere e lo si è visto nei tragici effetti nella città russa di Beograd. Inutile negare che per l’Ucraina sia tutto più difficile in termini di uomini e mezzi, mentre il mondo fa sempre più fatica a non stancarsi della guerra e di un sostegno che oggi è solo lontano parente – in termini psicologici – di quello che avvolse e garantì il Paese e il suo leader Zelensky fra il 2022 e l’inizio del 2023.
Teoricamente più vicina, secondo le voci che rimbalzano dal Medio Oriente, la possibilità di una seconda tregua fra Israele e i terroristi di Hamas, ma anche in questo caso siamo più alle buone intenzioni dei negoziatori che alla realtà sul campo.
Il 7 ottobre è appena ieri, la più infame delle tragedie dello scorso anno, ma irrimediabilmente lontano dai cuori di sempre più persone anche qui da noi. Non ci stancheremo mai di sottolineare l’urgenza per Israele, se vorrà mantenere il supporto dei governi e recuperare simpatia nelle pubbliche opinioni, di trovare una strategia diversa dagli attacchi indiscriminati alla Striscia di Gaza. Gli effetti per la popolazione civile sono impressionanti e insostenibili, figli di un’incapacità politica che è solo l’ultimo dei disastri di un leader pericoloso come Benjamin Netanyahu.
Scritto da un convinto e profondo filo israeliano, scioccato dalla rimozione (se non peggio…) delle violenze e degli orrori del 7 ottobre. Anche le violenze sessuali di massa contro le israeliane di quel giorno – su cui il più importante giornale al mondo, il New York Times, ha appena pubblicato un’indagine dettagliata – non infiammano o indignano. C’è sempre qualcuno pronto ai distinguo. Conseguenza di antichi preconcetti, ma anche del disastro umanitario di Gaza. Su questo non si gioca solo il futuro prossimo dello Stato di Israele, ma anche di un bel pezzo di Occidente.
Avremmo voluto cominciare in un altro modo il 2024, ma questi sono i pensieri che tornano con maggiore continuità e non ci sembrava proprio il caso di far finta perché oggi è il 1’ gennaio…
di Fulvio Giuliani
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