
I mercenari e i vantaggi nell’utilizzarli
I mercenari e i vantaggi nell’utilizzarli
I mercenari e i vantaggi nell’utilizzarli
Non ci sono più i mercenari di una volta, quelli affascinanti e avventurosi dei lavori sporchi dai tripli giochi in Paesi improbabili in mezzo a donne, whisky, sigaro e pallottola. Ma c’è ancora chi ha vissuto solo di battaglie e nella vita non sa fare altro: congedati da forze armate regolari o miliziani dei conflitti mediorientali e centrafricani trovano il soldo in società private. Gli americani li impiegano perché in teatri a bassa intensità sono meno costosi rispetto al dispiegamento di grandi unità di marines.
Nel conflitto yemenita e in Nord Africa i Paesi del Golfo ne assoldano francesi e russi con conoscenze tecnologiche per maneggiare armamenti sofisticati americani. I russi (e gli ungheresi di Orbán) ne hanno fatto una strategia: contractor sì per i costi, per una proiezione di potenza in aree delicate senza mettere la bandiera, non rischiando il prezzo politico di eventuali sconfitte o di non gloriose ritirate. Fra questi il Gruppo Wagner. Ancora, si evita il problema di giustificare perdite davanti a opinioni pubbliche ansiose sì di gloria ma restie a pagarne prezzi.
Ci sono italiani? Sulla loro esistenza c’è un veto morale e una pesante coltre comunicativa: ce ne accorgemmo solo coi primi atti dei tagliagole di Daesh. Serve leggerne le gesta nella versione pop musicale? Ma no, è pura e intelligente disinformatja nella quale la stampa occidentale cade ancora innamorata dei film che l’Occidente produsse. Realismo, ci vuole realismo, non ci sono più i mercenari di una volta!
di Flavio Pasotti
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Tag: mondo


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