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Il ritorno di Lula in Brasile

Il ritorno di Lula

Luis Inácio Lula da Silva, detto Lula, è il nuovo presidente del Brasile. Le sfide inizieranno già da subito: sul fronte interno, con la questione Amazzonia, e verso l’esterno, nel tentativo di riportare il Brasile tra le grandi potenze mondiali.
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Il ritorno di Lula

Luis Inácio Lula da Silva, detto Lula, è il nuovo presidente del Brasile. Le sfide inizieranno già da subito: sul fronte interno, con la questione Amazzonia, e verso l’esterno, nel tentativo di riportare il Brasile tra le grandi potenze mondiali.
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Luis Inácio Lula da Silva, detto Lula, è il nuovo presidente del Brasile. Le sfide inizieranno già da subito: sul fronte interno, con la questione Amazzonia, e verso l’esterno, nel tentativo di riportare il Brasile tra le grandi potenze mondiali.
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Luis Inácio Lula da Silva, detto Lula, è il nuovo presidente del Brasile. Le sfide inizieranno già da subito: sul fronte interno, con la questione Amazzonia, e verso l’esterno, nel tentativo di riportare il Brasile tra le grandi potenze mondiali.
São Paulo – Il caldo infernale all’avenida paulista, la principale strada di São Paulo, non ferma la festa. Un’immensa folla di persone accoglie il ritorno di Luis Inácio Lula da Silva, per tutti Lula. A 77 anni appena compiuti, con il 50,9% delle preferenze (oltre 60 milioni di voti) è il nuovo presidente del Brasile. Nuovo si fa per dire, in quanto già capo di Stato per due mandati, dal 2003 al 2011. «Aspetto questo momento da anni» dice una signora in lacrime, bandiera rossa in mano e sul cuore appiccicato un adesivo del Pt, il Partito dei lavoratori di cui Lula è leader assoluto. Il resto è tutto canti, balli e fuochi d’artificio nonostante nello Stato di São Paulo (come in quasi tutto il Centro-Sud) abbia preso più voti il candidato sconfitto Jair Messias Bolsonaro, primo presidente uscente a non essere rieletto. Mai un’elezione è stata così tirata. «È la prima volta che vedo una cosa del genere» racconta Denise, 28 anni. Ed è vero: il Paese è diviso, tra Lula e Bolsonaro (49,1%) solo due milioni di voti di differenza su 150 e passa milioni di elettori. Eppure le istituzioni democratiche sembrano aver retto: per ora nessun colpo di Stato, nessuna guerriglia (il nuovo presidente prenderà l’incarico il primo gennaio). Seppur non solidissimo, il sistema presidenziale brasiliano funziona come una partita di futebol: elettori come tifosi. O da una parte o dall’altra, è implicito nella sfida. Dalla fine della dittatura militare sette elezioni su nove sono finite al ballottaggio. Una volta terminata la transizione, Lula dovrà saper unire. «Curare le ferite», per usare le parole del governatore di Rio Grande do Sul, Eduardo Leite del Psdb, il Partito socialdemocratico brasiliano. «Sarò il presidente di tutti» dice infatti Lula dal palco nel primo discorso. Dalla strada un tripudio, ma non sarà così facile in un Paese con pochi anticorpi contro le fake news (come dimostrato in campagna elettorale) e una giustizia molto invadente. Le sfide, insomma, inizieranno al momento dell’insediamento. Mantenere le promesse elettorali – ovvero aumentare la spesa pubblica senza terrorizzare i mercati – non sarà facile. Piuttosto un continuo negoziato con settore industriale e agrobusiness. Poi la grande questione ambientale: a prevenire un suicidio collettivo basterà porre fine allo sfruttamento illegale del sottosuolo dell’Amazzonia, non si sa ancora come, e istituire un Ministero dei Popoli nativi? Domande che necessitano risposte, non solo in Brasile. Sul campo internazionale Lula spingerà per far tornare il Paese – settima forza demografica del mondo e membro del G20 oltre che del Brics – tra le grandi potenze. Guardando Pechino, che investe e compra parecchio in Brasile (soia e carne), ma senza destabilizzare troppo i rapporti con Washington, partner ancora di riferimento. Questi i paletti, perché la politica estera la detta il Senato, dove la maggioranza è in mano ai conservatori. In ogni caso un dato è certo: dopo Argentina, Cile e Colombia – senza contare Venezuela e Bolivia – prosegue la svolta a sinistra di questa parte di mondo.   di Mario Bonito

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