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Guerra Fredda e Ucraina

Imperdibile

Negoziati per arrivare a una pace in Ucraina: ciò che le democrazie devono avere ben presente è che siamo di fronte all’inizio di una nuova epoca
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Negoziati per arrivare a una pace in Ucraina: ciò che le democrazie devono avere ben presente è che siamo di fronte all’inizio di una nuova epoca
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Negoziati per arrivare a una pace in Ucraina: ciò che le democrazie devono avere ben presente è che siamo di fronte all’inizio di una nuova epoca

La guerra d’invasione russa in Ucraina è il primo conflitto del dopo post Guerra Fredda (non è un refuso) e per questa ragione l’Occidente e Kiev non possono perderla. Non si tratta di un giro di parole ma di sostanza politica, una sostanza che va da Washington a Pechino passando per l’Europa, per Kiev e Mosca e per l’Africa. Sul finire del Novecento – dalla metà degli anni Ottanta in avanti – la crisi del comunismo, del suo modello economico, della sua geopolitica di potenza e di espansionismo ha incominciato a incrinarsi progressivamente (e il fallimento dell’invasione sovietica in Afghanistan ne è una diapositiva assai significativa) fino ad arrivare al crollo del Muro di Berlino, allo scioglimento del Patto di Varsavia e alla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Con la fine dell’Urss finivano anche gli equilibri internazionali e la stabilità dei rapporti di forza Usa-Urss che la Guerra Fredda aveva consolidato per decenni, con le democrazie occidentali da una parte – a cominciare proprio dagli Stati Uniti – e il comunismo dall’altra. Al posto dei vecchi equilibri, per scongiurare il caos, gli Usa e l’Occidente evitarono (ma non troppo) di stravincere innescando di fatto un nuovo equilibrio, quello del post Guerra Fredda, che però non si è mai consolidato sino in fondo anche per l’affacciarsi a Oriente – con la Russia indebolita – di una protagonista rampante, ambiziosa e ancora comunista: la Cina. Ebbene, adesso anche quel fragile ma sostanziale equilibrio del post Guerra Fredda è andato ko. È finito con l’invasione russa dell’Ucraina che non rappresenta soltanto l’invasione di un Paese sovrano con metodi da guerra novecentesca, ma soprattutto il tentativo di Vladimir Putin di terremotare gli equilibri in Europa e nel mondo.

In questo ordine mondiale che si deve ancora disegnare, perdere la guerra in Ucraina per l’Occidente (e ovviamente per gli ucraini) sarebbe una iattura perché segnerebbe di fatto un colpo duro ai rapporti di forza fra le democrazie e gli autoritarismi. In questo duello rientra, eccome, anche la Cina di Xi Jinping, sembra più agitata per gli equilibri nell’Indo-Pacifico, golosa di Taiwan e preoccupata dall’eventuale nascita di una Nato asiatica. Quel modello di globalizzazione economica che per anni ha coinvolto la Cina in stretti rapporti e relazioni commerciali con l’Occidente si sta incrinando, e anche questo è un sintomo evidente dell’effetto domino innescato dalla guerra di Putin. L’economia non basta più a far diplomazia, anzi.

Ma l’elenco del sisma geopolitico in atto non finisce qui. Poiché il mondo non si ferma a Pechino e neppure a Washington o a Mosca, in questo risiko che si va consumando, l’Africa e il Mediterraneo sono due aree geografiche determinanti così come lo sono il Medio Oriente e il ruolo cui ambisce la Turchia, soprattutto in Nord Africa e in Siria. Quando dunque si parla di negoziati per arrivare a una pace in Ucraina (e chi non vorrebbe la pace!), ciò che le democrazie – ma anche i pacifisti, che nelle democrazie protestano contro la guerra perché c’è libertà di espressione – devono avere ben presente, pure davanti a un conflitto che dura da oltre un anno e mezzo, è che siamo di fronte all’inizio di una nuova epoca. Al primo atto. Non capirlo significherebbe – fatte le dovute e ovvie differenze – commettere lo stesso errore che si consumò alla Conferenza di Monaco nel 1938 allorquando la Gran Bretagna e la Francia non colsero che l’espansionismo nazista di allora non mirava soltanto a una grande Germania bensì alla costruzione di un nuovo ordine mondiale.

Intendiamoci. Non è mai facile essere lucidi rispetto al presente che si vive e ragionare ex post è assai più facile che farlo prima o a Storia in corso. Ma una cosa è sicura: chiudere gli occhi davanti alla realtà non è mai una questione di lucidità quanto piuttosto di pigrizia intellettuale e geopolitica. Per cui, caro mondo libero, ben aperti. Gli occhi.

Di Massimiliano Lenzi

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