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Impotenza blu
Siamo stanchi e razionalmente spaventati. Stanchi di dover riportare dei missili piovuti sulle basi Unifil in Libano e dei rischi corsi ogni giorno dai nostri caschi blu
Impotenza blu
Siamo stanchi e razionalmente spaventati. Stanchi di dover riportare dei missili piovuti sulle basi Unifil in Libano e dei rischi corsi ogni giorno dai nostri caschi blu
Impotenza blu
Siamo stanchi e razionalmente spaventati. Stanchi di dover riportare dei missili piovuti sulle basi Unifil in Libano e dei rischi corsi ogni giorno dai nostri caschi blu
Siamo stanchi e razionalmente spaventati. Stanchi di dover riportare dei missili piovuti sulle basi Unifil in Libano e dei rischi corsi ogni giorno dai nostri caschi blu
Siamo stanchi e razionalmente spaventati. Stanchi di scrivere sempre le stesse cose, di dover riportare dei missili piovuti sulle basi Unifil in Libano e dei rischi corsi ogni giorno dai nostri caschi blu impegnati nella missione Onu.
Razionalmente siamo timorosi, prima o poi, di non raccontar più leggere ferite causate da una pioggia di vetri – fatti esplodere da un missile – ma qualcosa di molto peggio.
Non è tollerabile questa “impotenza blu“, perché non si può chiedere ai nostri militari di mettere a repentaglio la propria vita senza poter assolvere al compito per il quale sono stati inviati in missione sotto la bandiera delle Nazioni Unite. Bisognava disarmare Hezbollah, che continua a sparare a più non posso sugli israeliani e Israele, nonché sempre più spesso su Unifil.
Il che certifica che la missione è fallita. Quantomeno con le attuali regole di ingaggio che il ministro della Difesa Crosetto continua a invocare inutilmente vengano cambiate. Anche per la nostra diplomazia, restare così è solo un’insostenibile manifestazione di impotenza.
Come sentir ripetere – e siamo tutti d’accordo! – dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni che il lancio di razzi sulle basi della missione Onu è “intollerabile”. Lo è stato dal primo giorno, dal primo missile, eppure stando così le cose nulla potrà cambiare. Finché (non sia mai) dovesse scapparci qualcosa di ben peggiore e anche in quel caso, esattamente come oggi, non potremmo che prendere atto di dover andar via.
Provando la profonda amarezza del fallimento. E che quest’ultimo non sia minimamente imputabile a noi non cambia nulla.
di Fulvio Giuliani
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