
Israele spara su Unifil, rabbia del governo e meste riflessioni
La gravità di quanto accaduto in Libano, sottolineata dalle parole del ministro Crosetto che parla di “crimini di guerra” e le conseguenze sull’opinione pubblica
Israele spara su Unifil, rabbia del governo e meste riflessioni
La gravità di quanto accaduto in Libano, sottolineata dalle parole del ministro Crosetto che parla di “crimini di guerra” e le conseguenze sull’opinione pubblica
Israele spara su Unifil, rabbia del governo e meste riflessioni
La gravità di quanto accaduto in Libano, sottolineata dalle parole del ministro Crosetto che parla di “crimini di guerra” e le conseguenze sull’opinione pubblica
La gravità di quanto accaduto in Libano, sottolineata dalle parole del ministro Crosetto che parla di “crimini di guerra” e le conseguenze sull’opinione pubblica
La gravità di quanto accaduto nel sud del Libano, dove due soldati indonesiani della missione Onu UNIFIL sono rimasti feriti e sono state distrutte alcune postazioni di osservazione sotto il controllo dei soldati italiani, è estrema.
Non abbiamo bisogno neppure di riportare i toni del ministro della Difesa Crosetto, che dopo aver convocato d’urgenza l’ambasciatore israeliano a Roma, ha rilasciato dichiarazioni che non hanno necessità di particolare interpretazione. Se uno dei ministri più importanti del governo italiano, pur con tutta la prudenza del caso e dicendosi ovviamente in attesa di una puntuale ricostruzione da parte delle autorità politiche e militari israeliane, sottolinea che si potrebbe configurare il crimine di guerra in un’azione simile, c’è poco da aggiungere.
Peraltro, quando la nota ufficiale è arrivata vi si è letto fra le righe che, a causa della presenza in zona di miliziani Hezbollah, la soluzione suggerita da Israele è allontanarsi dall’area. Andarsene. E che prima di aprire il fuoco l’esercito di Tel Aviv ha avvertito i militari di ripararsi nei rifugi: non ci possono essere dubbi sulle intenzioni di ripulire l’area da quella che era considerata una minaccia terroristica Hezbollah. UNIFIL o non UNIFIL.
C’è molto da tremare e proviamo a spiegare: da amici dichiarati di Israele, da chi non più tardi di pochi giorni fa ha ricordato l’anniversario delle eccidio del 7 ottobre 2023 cercando di far giustizia della memoria monca e quasi esibita di tanti antipatizzanti di Israele (che arrivano a sfiorare l’odio e l’antisemitismo), un’azione del genere fa correre un brivido lungo la schiena per un motivo che va oltre anche l’ovvio timore per i nostri soldati impegnati in Libano. La paura che fatti del genere spazzino via quel po’ di opinione pubblica ancora disposta a considerare con attenzione, rispetto e, si spera, un briciolo di affetto le motivazioni di Israele e lo status psicologico a cui decenni di guerre e terrorismo hanno costretto un intero popolo.
Non vogliamo neppure immaginare che cosa sarebbe accaduto se un nostro militare avesse riportato delle ferite o peggio, secondo il quadro che sembra emergere dalle parole dello stesso ministero della Difesa. Corriamo sul filo – non sappiamo più quante volte lo si è scritto, detto e ripetuto – abbiamo un disperato bisogno di politica, di strategia, di gesti che possano far intravedere una soluzione. Quanto accaduto va nella direzione esattamente opposta ed è del tutto incomprensibile. Perché, per paradosso, se fosse comprensibile ci sarebbe solo da mettersi le mani nei capelli.
di Fulvio Giuliani
La Ragione è anche su WhatsApp. Entra nel nostro canale per non perderti nulla!
Leggi anche


Usa, il senatore Mark Kelly contro Tesla: “Non voglio guidare un’auto costruita da uno st****o (Musk)” – IL VIDEO


Trump ordina raid contro gli Houthi, almeno 31 morti. Il tycoon minaccia l’Iran che “risponderà”


Macedonia del Nord, incendio in discoteca. Strage di giovani, oltre 50 morti. Il locale operava con una licenza falsa

