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Israele Ucraina

Con Israele e Ucraina

Il terremoto è forte, ma l’Occidente non deve abboccare. Né pazzi né fessi, bensì con Israele e con l’Ucraina
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Il terremoto è forte, ma l’Occidente non deve abboccare. Né pazzi né fessi, bensì con Israele e con l’Ucraina
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Il terremoto è forte, ma l’Occidente non deve abboccare. Né pazzi né fessi, bensì con Israele e con l’Ucraina

Partiamo da una frase del presidente americano Joe Biden (pronunciata in un’intervista a “60 minutes”, programma televisivo della “Cbs”): «L’Iran sostiene costantemente Hamas e Hezbollah, tuttavia non ci sono prove che Teheran abbia aiutato i miliziani islamisti a preparare l’attacco». Queste parole hanno un significato preciso: evitare l’escalation del conflitto dopo l’attacco di Hamas a Israele ma al tempo stesso avvertire l’Iran che la deterrenza è già cominciata – ad esempio con l’invio delle portaerei americane davanti a Israele, a sostegno di Tel Aviv – e che in Occidente nessuno è fesso e neppure pazzo.

Vuol dire che Washington ha ben chiaro che, dopo le violenze infami subite, Israele deve rispondere perché – come ha sottolineato lo stesso presidente Biden – «sta dando la caccia a un gruppo di persone che hanno commesso una barbarie» e deve attaccare Hamas, «un gruppo di codardi che si nascondono fra i civili». Ma significa al tempo stesso che questo non significa occupare la Striscia di Gaza, una scelta che – qualora venisse praticata – lo stesso Biden definisce «un grosso errore». Per la verità, il presidente Usa si è spinto anche più avanti spiegando che è «necessario che ci sia un percorso verso uno Stato palestinese. Non ora, ma penso che Israele capisca che una parte significativa del popolo palestinese non condivide le opinioni di Hamas e di Hezbollah». Due fasi sono dunque contemplate nella linea americana. La prima, immediata, è sostenere Israele ed evitare l’escalation del conflitto avvisando l’Iran a star calmo, anche con la deterrenza. La seconda attiene invece alla questione palestinese, da affrontare in un futuro non prossimo.

E qui, in questo mondo messo a soqquadro da due guerre (quella russa in Ucraina e quella di Hamas a Israele), arriva l’altro aspetto interessante dell’intervista di Biden: qua nessuno è fesso. Che vuol dire? Significa che mentre il presidente russo Vladimir Putin va in Cina dall’amico e omologo Xi Jinping, guarda caso accade che Pechino critichi Israele per la reazione dopo l’aggressione subita e che lo zar russo elogi il piano cinese per arrivare a una pace in Ucraina. Quale piano? In attesa di conoscerlo – purché non sia una dichiarazione di nobili intenti slegata dallo scontro reale in atto e sbilanciata sulle voglie russe (cosa assai probabile) – un dato emerge nitido: dall’Ucraina al Medio Oriente (passando pure per l’Indo-Pacifico e per l’Africa), l’asse russo-cinese mira a scardinare gli equilibri geopolitici. Il terremoto è forte e pure mascariato, ragion per cui l’Occidente non deve abboccare. Bene Biden, dunque. Né pazzi né fessi, bensì con Israele e con l’Ucraina. Ragionando.

di Massimiliano Lenzi 

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