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Le torture nei campi di filtrazione

Kyiv. Nel campo di filtrazione di Bezimenne, nell’oblast’ di Donets, molti civili sono stati picchiati nudi di fronte a tutti e condotti in stanze della tortura, allestite per estorcere confessioni di crimini o cospirazioni inesistenti
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Le torture nei campi di filtrazione

Kyiv. Nel campo di filtrazione di Bezimenne, nell’oblast’ di Donets, molti civili sono stati picchiati nudi di fronte a tutti e condotti in stanze della tortura, allestite per estorcere confessioni di crimini o cospirazioni inesistenti
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Le torture nei campi di filtrazione

Kyiv. Nel campo di filtrazione di Bezimenne, nell’oblast’ di Donets, molti civili sono stati picchiati nudi di fronte a tutti e condotti in stanze della tortura, allestite per estorcere confessioni di crimini o cospirazioni inesistenti
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Kyiv. Nel campo di filtrazione di Bezimenne, nell’oblast’ di Donets, molti civili sono stati picchiati nudi di fronte a tutti e condotti in stanze della tortura, allestite per estorcere confessioni di crimini o cospirazioni inesistenti
Kyiv – Molti civili ucraini sono stati condotti e trattenuti per settimane nel campo di filtrazione di Bezimenne, nell’oblast’ di Donetsk. Altri in quelli di Manhush, Novoazovsk, Nikolske, Starobesheve. In tutto sappiamo che ne sono stati allestiti almeno 16. Dormivano uno sopra l’altro e ricevevano solo una piccola porzione di porridge al giorno. Disposti in lunghe file, a ciascuno veniva assegnato un numero dopo una domanda preliminare, determinante per il proseguo della selezione: «Dove vuoi andare?». Chi rispondeva «In Ucraina» veniva messo da parte, tacciato di essere un ukrop inaffidabile, mentre chi sceglieva la Russia o le autoproclamate Dnr o Lnr proseguiva in un’altra fila. Venivano fatti spogliare: bastava un tatuaggio simile al tryzub – l’emblema sull’araldo ucraino – o alla stella di David per esser picchiati nudi di fronte a tutti e condotti in stanze della tortura, allestite per estorcere confessioni di crimini o cospirazioni inesistenti. Schedati con fotografie e impronte digitali a mano intera, ai civili sono stati requisiti telefoni e documenti per esser ispezionati a fondo in cerca di corrispondenze tra foto recenti, contatti, messaggi e cronologia delle esplorazioni Internet: tutto era motivo di domande. Chi dichiarava di non aver familiari nell’esercito era comunque sospettato di legami con i partigiani. Risposte non soddisfacenti implicavano attese lunghe giorni o il trasferimento diretto verso campi simili a quelli dell’Nkvd d’epoca sovietica. Alcuni sono stati mandati a scavar trincee al fronte, consci del destino che li avrebbe attesi. Altri sono stati trattenuti in seminterrati per settimane, ricevendo pochi cucchiai di miele al giorno. A tutti è stato detto che l’invenzione anti-russa chiamata Ucraina non esisteva più perché Zelensky s’era arreso. Che loro erano venuti a liberarli dai nazisti di origini ebraiche in capo a un Paese che li aveva abbandonati. Di chi non ha passato la filtrazione è stata persa ogni traccia. Solo il 30% dei pullman diretti ai corridoi umanitari verso l’Ucraina faceva davvero ritorno in patria. Durante alcune evacuazioni di civili dall’Azovstal molti autobus sono stati fatti saltare in aria o mitragliati con i civili a bordo. Chi veniva caricato sui bus diretti in Russia ha raccontato d’esser stato lasciato a bordo al freddo per più di 12 ore, senza poter scendere neanche a far pipì. Il secondo filtraggio consisteva nel gradimento di un ufficiale dell’Fsb di frontiera, che decideva arbitrariamente se concedere o rifiutare il visto dopo interrogatori lunghi e insistenti, in cui venivano poste per ore le stesse domande in forma diversa. Chi non aveva parenti russi disposti a ospitarlo è stato collocato presso strutture simili a quelle detentive in cui, dopo aver superato un ulteriore interrogatorio, ha ricevuto una sim e una carta di credito russe, 10mila rubli (120 euro circa), uno spazzolino e qualche saponetta. Nulla di ciò che gli era stato promesso è stato mantenuto. Alcuni sono stati portati in Estremo Oriente, altri in zone remote di Siberia o Buriazia, senza possibilità di ritorno per almeno due anni. A oggi sono stati deportati un milione 200mila ucraini. Di 240mila bambini è stata persa ogni traccia.   Di Giorgio Provinciali 

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