La campagna presidenziale di Donald Trump e le accuse
| Esteri
Donald Trump è in queste ore il protagonista del dibattito pubblico americano. L’ex presidente e miliardario si trova infatti oggetto di critiche e accuse
La campagna presidenziale di Donald Trump e le accuse
Donald Trump è in queste ore il protagonista del dibattito pubblico americano. L’ex presidente e miliardario si trova infatti oggetto di critiche e accuse
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La campagna presidenziale di Donald Trump e le accuse
Donald Trump è in queste ore il protagonista del dibattito pubblico americano. L’ex presidente e miliardario si trova infatti oggetto di critiche e accuse
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Donald Trump è in queste ore il protagonista del dibattito pubblico americano. L’ex presidente e miliardario, candidato strafavorito alle primarie del Partito repubblicano e perciò probabile sfidante del democratico Joe Biden alle presidenziali Usa del 2024, si trova infatti oggetto delle critiche dei giornali liberal e delle accuse del procuratore speciale Jack Smith. Cominciamo dai giornali. Ieri il sito online del “The New York Times” titolava: «Trump’s case has broad implications for American democracy» (Il caso di Trump ha ampie implicazioni per la democrazia americana). E poi proseguiva, ponendosi una domanda: «Il leader in carica di un Paese può diffondere bugie per mantenere il potere anche dopo che gli elettori lo hanno rifiutato?».
E qui arriviamo alle 45 pagine dell’incriminazione per l’assalto al Congresso americano del 6 gennaio 2021, accuse che il procuratore speciale Jack Smith ha avanzato contro l’ex presidente Usa. Fra le principali si legge: «Nonostante avesse perso», Donald Trump «era determinato a restare al potere. E così per più di due mesi dopo le elezioni del 3 novembre 2020 ha diffuso bugie» sul fatto che il risultato del voto fosse frutto di frode e che lui «avesse vinto. Affermazioni false, che sapeva essere false» ma che ha «ripetuto e disseminato» per farle apparire «legittime e creare un’atmosfera di sfiducia e rabbia». Nel suo j’accuse Smith sottolinea inoltre che l’ex presidente ha cercato di convincere il suo vicepresidente «a usare il suo ruolo cerimoniale per la certificazione del voto, per alterare il risultato delle elezioni» e che quando questi tentativi sono falliti ha cercato di «usare la folla dei suoi sostenitori radunata a Washington per fare pressione sul vicepresidente affinché alterasse in modo fraudolento i risultati elettorali».
Gli Stati Uniti sono una grande democrazia e per questo, fra gli attacchi della carta stampata e le accuse di Smith, una domanda è d’obbligo: perché impiegare due anni per accusare Trump? Oggi che la campagna per le primarie delle presidenziali è cominciata e che tutti i sondaggi danno The Donald come il vincente fra i repubblicani per sfidare il democratico Biden, le coincidenze stonano un po’. Dal canto suo, Trump si è difeso contrattaccando: «Nel 2024 vinceremo la Casa Bianca e renderemo l’America ancora grande. Non ho dubbi su questo. Mi attaccano da sinistra e da destra i marxisti, i comunisti e i fascisti, ma noi non solo sopravvivremo: saremo più forti che mai. Abbiamo vinto nel 2016, abbiamo avuto un’elezione truccata nel 2020 e vinceremo».
Vista dall’Italia – dove il duello fra Silvio Berlusconi e la magistratura è andato avanti per anni – questa istantanea della democrazia americana non è per nulla confortante. Speriamo che dio (per chi ci crede) benedica ancora una volta l’America. Anche se noi, a dio, per questa terra preferiamo comunque la forza (dei diritti e delle garanzie) d’una democrazia.
di Massimiliano Lenzi
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