La dolceamara tregua a Gaza
Gerusalemme – dopo la tregua con Hamas, Israele aspetta il ritorno degli ostaggi. Ma l’accordo raggiunto ha un sapore dolceamaro
La dolceamara tregua a Gaza
Gerusalemme – dopo la tregua con Hamas, Israele aspetta il ritorno degli ostaggi. Ma l’accordo raggiunto ha un sapore dolceamaro
La dolceamara tregua a Gaza
Gerusalemme – dopo la tregua con Hamas, Israele aspetta il ritorno degli ostaggi. Ma l’accordo raggiunto ha un sapore dolceamaro
Gerusalemme – dopo la tregua con Hamas, Israele aspetta il ritorno degli ostaggi. Ma l’accordo raggiunto ha un sapore dolceamaro
Gerusalemme – Israele aspetta il ritorno degli ostaggi, ma l’accordo raggiunto ha un sapore dolceamaro. Dopo l’annuncio che Israele e Hamas avevano accettato le condizioni per un cessate il fuoco, ci sono stati festeggiamenti a Khan Younis e in altre zone della Striscia. Il noto giornalista palestinese Rafi Ghattas ha poi scritto sui suoi canali social: «Gaza ha resistito e Netanyahu ha fallito». Questo pensiero sul fallimento dello Stato ebraico è adesso condiviso anche da molti israeliani.
La città di Gerusalemme è riempita di poster di soldati e di civili che sono stati uccisi in questi lunghi quindici mesi di conflitto. Le scritte “Insieme vinceremo”, che riempivano i muri all’inizio della guerra, però non si vedono più. Sono infatti in molti a percepire che Israele non abbia vinto questa guerra. È inoltre considerato umiliante il fatto che l’accordo preveda che gli ostaggi (i pochi ancora in vita) vengano rilasciati non tutti insieme ma a gruppi di tre o quattro alla volta nell’arco di più settimane. Fra l’altro, la domanda che circola è se veramente saranno liberati tutti e perché non si sappia ancora chi è vivo e chi è morto. In più Hamas non è stato sconfitto, nonostante abbia ricevuto duri colpi. Secondo alcune fonti dell’Idf ci sarebbero a Gaza ancora 20mila miliziani del movimento terroristico, senza contare che presto si aggiungeranno nuove reclute.
Sempre più persone dicono che se Israele doveva arrivare a questa conclusione del cessate il fuoco allora poteva accettare il negoziato anche a maggio: almeno molti ostaggi – fra cui Hersh Goldberg-Polin, divenuto un simbolo nel Paese – potevano essere ancora vivi. Questo non lo dicono soltanto gli oppositori ma gli stessi sostenitori del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, fra i quali c’è adesso molto malcontento.
L’insoddisfazione cresce soprattutto fra gli americani-israeliani che hanno sostenuto alle scorse elezioni Donald Trump, considerato da tutti il maggior artefice di questo accordo con Hamas. Infatti Steve Witkoff, inviato di Trump per il Medio Oriente, ha messo sotto forte pressione Netanyahu, che più volte ha cercato di sfuggirgli sapendo che questo negoziato potrebbe costargli il futuro politico. Venerdì scorso Witkoff aveva chiamato dal Qatar per dire agli assistenti di Netanyahu che sarebbe venuto in Israele l’indomani pomeriggio. Questi però avrebbero chiesto di aspettare dopo lo shabbat, anche se tutti sanno che il primo ministro non rispetta il giorno del riposo ebraico. Sentendosi offeso, Witkoff ha pertanto avuto una brusca reazione e ha fatto capire che queste scuse non lo interessavano. Netanyahu si è pertanto dovuto presentare in ufficio per incontrarlo.
Il rapporto di Trump con il Qatar è un altro motivo di preoccupazione per molti israeliani, che considerano l’emirato il maggior sostenitore di Hamas. Lo scorso settembre l’emiro qatarino Tamim Al Thani era stato ospitato a Mar-a-Lago. Dopodiché Trump aveva scritto: «L’emiro è una persona che vuole fortemente la pace… Abbiamo avuto un ottimo rapporto durante i miei anni alla Casa Bianca e questa volta sarà ancora più forte!». Inoltre pochi giorni fa, parlando dei negoziati fra Israele e Hamas, Witkoff ha detto che il Qatar sta facendo il «lavoro di Dio».
Per adesso, nonostante le incertezze e le insoddisfazioni, Israele si prepara a riabbracciare i suoi cari, cosciente però che la minaccia della guerra continua costantemente a incombere.
di Anna-Mahjar Barducci
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