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La Germania, l’estrema destra e il test di Weimar

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Sarà che Weimar, città della Turingia, evoca una Repubblica sfortunata e storie passate e tragiche, in pratica il fine vita della democrazia tedesca prima del nazismo

Weimar

La Germania, l’estrema destra e il test di Weimar

Sarà che Weimar, città della Turingia, evoca una Repubblica sfortunata e storie passate e tragiche, in pratica il fine vita della democrazia tedesca prima del nazismo

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La Germania, l’estrema destra e il test di Weimar

Sarà che Weimar, città della Turingia, evoca una Repubblica sfortunata e storie passate e tragiche, in pratica il fine vita della democrazia tedesca prima del nazismo

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Sarà che Weimar, città della Turingia, evoca una Repubblica sfortunata e storie passate e tragiche, in pratica il fine vita della democrazia tedesca prima dell’avvento del nazismo e dei suoi deliri. Sarà che in quella regione, un tempo parte integrante della Germania dell’Est (la inquietante Ddr) fino al crollo dei regimi comunisti in Europa e in Unione Sovietica, l’aria tira forte a destra, quasi per un contrappasso drammatico della Storia. Sta di fatto che i sondaggi che arrivano in questi giorni riguardo al voto ‘regionale’ in Turingia e in Sassonia (in attesa, a settembre, delle elezioni in Brandeburgo, ancora Germania orientale) previsto per dopodomani pronosticano nel primo land l’AfD (Alternative für Deutschland, partito di estrema destra) in vantaggio sulla Cdu con circa il 30% dei consensi e un testa a testa nella seconda regione sempre fra questi due partiti. I socialdemocratici di Olaf Scholz, oggi al governo con una coalizione di centrosinistra, sarebbero invece scesi nei consensi addirittura a una sola cifra, con circa il 6%.

A dar corpo e dramma a questi due voti regionali sono in queste ore anche le cronache tedesche dopo l’attentato di Solingen, compiuto da un richiedente asilo siriano che ha riacceso un mai spento dibattito sull’immigrazione in Germania. Lo stesso cancelliere socialdemocratico Scholz ha annunciato una stretta sull’immigrazione, anche nel timore di una ulteriore svolta a destra dell’elettorato tedesco. Per misurarla non si dovrà attendere molto, visto che il voto in Turingia e Sassonia sarà – fra domenica notte e lunedì, quando vedremo i risultati – un buon indicatore. Se l’AfD vincesse in almeno uno dei due lander risultando il primo partito sarebbe di sicuro un’avanzata, se in entrambi risultasse prima sarebbe un trionfo mentre se arrivasse seconda (od oltre) registrerebbe una netta sconfitta. La sfida si gioca soprattutto con la Cdu, più che con Scholz, e indicherà la direzione dell’elettorato tedesco dell’Est.

Se guardiamo alla storia recente della Germania troviamo due aspetti che meritano ancora qualche considerazione. Il primo è che Angela Merkel, cancelliere al potere per anni, nelle elezioni dei lander non è mai andata benissimo ma poi a quelle nazionali l’ha sempre (o quasi) spuntata. Il secondo è che la Germania per la prima volta, con anni di ritardo rispetto ad altri Paesi europei, si trova a fare i conti con un acceso populismo capace di raccogliere molti voti. A frenarlo sono state in passato la buona salute economica del Paese e la Storia, con ben impresse in mente l’infamia del nazismo e l’oppressione comunista nella Ddr. Oggi, con l’economia tedesca in crisi, il quadro è cambiato e l’immigrazione è diventata uno dei principali (se non il primo) argomenti elettorali. Quanto decisivo lo misureranno le urne, ma anche le scelte della politica tedesca nel fare i conti con un Paese che appare deluso come non mai negli ultimi quarant’anni.

di Massimiliano Lenzi

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