Teresa Ribera, vice premier e ministro della Transizione ecologica in Spagna, ha parlato da Tve, la televisione pubblica, ai propri concittadini per rassicurare il Paese che «non è di fronte nessuno scenario che faccia pensare» a un rischio di blackout, causa difficoltà per approvvigionamento energetico.
La Ribera ha sottolineato che in Spagna esistono riserve di energia sufficienti e che il sistema funziona. Ma perché un membro del governo ha sentito il bisogno di rassicurare gli spagnoli in tv? La risposta è semplice: perché su alcuni media iberici, e sui social, si sta dibattendo di un possibile black-out.
La paura ha fatto scattare una corsa all’accaparramento di bombole di gas, torce da campeggio, pile e fornelli portatili, nonostante le rassicurazioni delle autorità. Un comunicato della Rete elettrica spagnola, il gruppo che gestisce il sistema elettrico nazionale, ha ribadito che «non c’è nessun indizio oggettivo che faccia pensare che possa aver luogo un evento di queste caratteristiche».
Detto ciò, resta una questione: l’emotività e i timori per la scarsità di energia. Una paura che sta vivendo la Spagna e che, un domani, potrebbe colpire altri Paesi europei. In questo quadro spicca la notizia della Russia che ha riaperto i rubinetti verso l’Europa. Ieri Gazprom ha annunciato di aver avviato il piano per inviare gas in cinque siti di stoccaggio europei. Un segnale energetico ma soprattutto politico con la questione, ancora in sospeso, del gasdotto Nord Stream 2. Questa, però, è un’altra corrida.
di Jean Valjean
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