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L’autobiografia di Alexei Navalny 

L’autobiografia di Navalny, nemico numero uno di Vladimir Putin, che esce postuma, è stata pubblicata contemporaneamente in 18 lingue

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L’autobiografia di Alexei Navalny 

L’autobiografia di Navalny, nemico numero uno di Vladimir Putin, che esce postuma, è stata pubblicata contemporaneamente in 18 lingue

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L’autobiografia di Alexei Navalny 

L’autobiografia di Navalny, nemico numero uno di Vladimir Putin, che esce postuma, è stata pubblicata contemporaneamente in 18 lingue

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L’autobiografia di Navalny, nemico numero uno di Vladimir Putin, che esce postuma, è stata pubblicata contemporaneamente in 18 lingue

Mosca – Questa autobiografia del nemico numero uno di Vladimir Putin, che esce postuma, è stata pubblicata contemporaneamente in 18 lingue e 26 Paesi del mondo. Intitolata “Patriot”, a metà strada fra diario pubblico e testamento politico, venne scritta dall’autore in due fasi: negli ultimi mesi del 2020, mentre si trovava in Germania per la riabilitazione dopo il micidiale avvelenamento con il noviciok (un agente nervino di produzione sovietica); poi nelle carceri russe, fino alla morte nel cortile della colonia al circolo polare artico dov’era stato spedito a scontare la condanna a 19 anni per «estremismo». La storia russa è piena di vicende di martirio per la difesa delle proprie idee, ne sono quasi un tratto tipico. Se si parla della storia più recente, a partire dai decabristi (gli ufficiali democratici che si ribellarono all’autocrazia nel 1825) sono stati infiniti i casi di russi che hanno dato la loro vita senza nulla chiedere in cambio per difendere la causa in cui credevano.

“Patriot” è la cronaca, la struggente ricostruzione ma a volte anche la divertita allegoria di un Paese costantemente in bilico fra catastrofe e resurrezione. Si tratta soprattutto di un racconto che, nella sua onestà, non cerca di sfuggire dai limiti della sua stessa esperienza personale. Un viaggio che muove dal declino dell’Urss (Navalny era nato nel 1976), attraversa la rivoluzione della Perestrojka, si confronta con il ‘decennio perduto’ dell’eltsinismo e giunge all’era putiniana e alla scelta dell’autore di combattere il regime a viso aperto, fino all’ultimo respiro.

Per molti versi questo libro si può leggere anche come un vademecum della Storia dell’ultimo mezzo secolo della Russia, spesso poco nota anche agli stessi russi. Il suo giudizio su Gorbaciov è in chiaroscuro, ma complessivamente positivo: «Più diventavo grande e meno tolleravo Gorbaciov, ma adesso lo vedo sotto una luce positiva, se non altro perché si è dimostrato del tutto incorruttibile» scrive Navalny. L’autore confessa invece di essersi illuso degli afflati democratici di Eltsin e di quelli liberistici di Gaidar, ma non delle promesse dell’attuale presidente: «Se mi chiedeste se odio Vladimir Putin la risposta sarebbe: sì, lo odio (…) perché ha rubato alla Russia gli ultimi vent’anni. (…) Non avevamo nemici. La pace regnava lungo tutte le nostre frontiere. I prezzi di petrolio, gas e di tutte le nostre altre risorse naturali erano incredibilmente alti. (…) Putin avrebbe potuto usare quegli anni per trasformare la Russia in un Paese prospero. E tutti noi avremmo potuto vivere meglio».

Ma l’entusiasmo e l’ottimismo di cui vive il progetto navalniano di una Russia compiutamente europea e democratica si spegne nell’ultima parte del libro. Le decine di settimane di isolamento, i piccoli soprusi delle guardie carcerarie che ti rendono la vita impossibile, la delusione per una rivolta del popolo russo che tarda ad arrivare, segnano l’ultima fase della vita dell’indomito oppositore. Ormai prossimo alla morte, scrive: «Io passerò il resto della mia vita in prigione e morirò qui. Non conoscerò mai i miei nipoti. Non sarò il protagonista di nessuna storiella famigliare. Mancherò da tutte le foto».

Il giustamente vituperato regime sudafricano dell’apartheid tenne in galera Nelson Mandela per 27 anni, ma quando lo liberò il leader nero fu abbastanza in salute da diventare presidente del suo Paese. Navalny è invece stato ucciso indifeso e senza pietà e in ciò si misura l’infamia dell’attuale regime. Ma la sua stella, anche grazie a questo libro, brillerà ancora di più in questa lunga notte russa.

di Yurii Colombo

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