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Secondo le previsioni la fine di Putin è vicina

Le previsioni Usa su Putin, “tutti sanno che la fine è vicina”

Per la National Intelligence americana, tutti hanno la sensazione che la fine di Putin “sia vicina” e che lo zar sia davvero malato. Nessuna mossa all’orizzonte di conferma, certo, ma qualche barlume di lucidità si intravede.

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Le previsioni Usa su Putin, “tutti sanno che la fine è vicina”

Per la National Intelligence americana, tutti hanno la sensazione che la fine di Putin “sia vicina” e che lo zar sia davvero malato. Nessuna mossa all’orizzonte di conferma, certo, ma qualche barlume di lucidità si intravede.

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Le previsioni Usa su Putin, “tutti sanno che la fine è vicina”

Per la National Intelligence americana, tutti hanno la sensazione che la fine di Putin “sia vicina” e che lo zar sia davvero malato. Nessuna mossa all’orizzonte di conferma, certo, ma qualche barlume di lucidità si intravede.

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Per la National Intelligence americana, tutti hanno la sensazione che la fine di Putin “sia vicina” e che lo zar sia davvero malato. Nessuna mossa all’orizzonte di conferma, certo, ma qualche barlume di lucidità si intravede.

«La presa di Putin sul governo non è più assoluta. Le manovre all’interno del Cremlino non sono mai state così intense negli ultimi vent’anni; tutti hanno la sensazione che la fine sia vicina»: per “Newsweek” è questa l’ultima analisi della direzione della National Intelligence, la struttura che riunisce le 17 agenzie informative americane. Il report fornirebbe anche riscontri sulla malattia di Putin, che a marzo sarebbe sfuggito a un attentato.

In sostanza, cominciano a essere molti gli scenari che svelano la crisi del “fronte interno”. Cento diplomatici sarebbero pronti a seguire l’esempio di Boris Bondarev, il diplomatico russo che per protesta sulla guerra si è dimesso dalla rappresentanza di Mosca alle Nazioni Unite di Ginevra. Secondo il think thank statunitense Institute Study Of War (Isw), i veterani dell’Assemblea degli ufficiali panrussi hanno apertamente riconosciuto i «fallimenti della operazione militare speciale» e chiesto la mobilitazione generale.

In particolare, l’associazione ha chiesto di mobilitare tutte le regioni confinanti con i Paesi della Nato e l’Ucraina, formare squadre di difesa territoriale ed estendere il servizio militare da uno a due anni. È stato poi richiesto di istituire “amministrazioni di guerra” in Russia, nelle Repubbliche popolari di Donetsk, Luhansk e negli altri insediamenti ucraini appena occupati, in cui si preveda ora anche la pena di morte per i disertori.

Come già accaduto per le celebrazioni della Giornata della Vittoria del 9 maggio, Putin stavolta ha tuttavia ascoltato le ‘colombe’ del suo entourage che gli hanno consigliato di escludere la mobilitazione generale: meglio non puntare su un coinvolgimento più esteso delle famiglie russe, che non sembrano molto entusiaste di inviare in guerra i propri figli: già in 30mila non torneranno e qualcuno fra loro comincia a essere processato in Ucraina per crimini di guerra.

Sempre l’Institute Study Of War riferisce che diversi milblogger filorussi su Telegram hanno denunciato il trattamento indecoroso subìto dai militari delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk, mobilitati d’autorità, con forze impreparate e insufficienti, peraltro non pagati da tre mesi. Un’altra notizia è invece apparsa sul sito web del Tribunale di Nalchik, nella regione del Kabardino-Balkaria in Caucaso: è stato respinto il ricorso presentato da 115 soldati della Guardia nazionale russa, la Rosgvardia, che si erano appellati al giudice perché licenziati per aver rifiutato di partecipare all’operazione militare speciale in Ucraina. La sentenza ha sancito che i soldati sono stati licenziati per giusta causa dopo «aver rifiutato di eseguire un incarico ufficiale».

Infine, come già scritto nei giorni scorsi su queste pagine, il quotidiano russo “Kommersant” ha dato la notizia che nel Parlamento della regione di Primorskij Kraj, informalmente chiamata Primorye, il deputato Leonid Vasyukevich ha contestato l’intervento russo in Ucraina anche a nome di altri tre colleghi del Partito comunista, rivolgendo un appello a Putin: «Siamo consci che se il nostro Paese non ferma l’operazione militare ci saranno ancora più orfani nel nostro Paese».

Ha quindi aggiunto: “Durante l’operazione militare muoiono e diventano disabili giovani che potrebbero dare molto al nostro Paese». Le reazioni dei ‘falchi’ di Putin e le smentite sulla crisi del regime non si faranno attendere, ma qualche breccia di lucidità si intravede.

di Maurizio Delli Santi

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