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L’entrata in politica di Julia Navalnaya, la moglie di Navalny

Mosca – L’annuncio dell’entrata in politica di Julia Navalnaya è il primo passaggio, praticamente inevitabile, del dopo-Navalny

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L’entrata in politica di Julia Navalnaya, la moglie di Navalny

Mosca – L’annuncio dell’entrata in politica di Julia Navalnaya è il primo passaggio, praticamente inevitabile, del dopo-Navalny

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Mosca – L’annuncio dell’entrata in politica di Julia Navalnaya è il primo passaggio, praticamente inevitabile, del dopo-Navalny

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Mosca – L’annuncio dell’entrata in politica di Julia Navalnaya è il primo passaggio, praticamente inevitabile, del dopo-Navalny

Mosca – L’annuncio dell’entrata in politica di Julia Navalnaya è il primo passaggio, praticamente inevitabile, del dopo-Navalny. Julia, 47 anni e una laurea in economia, proviene da una famiglia dell’intellighenzia moscovita e non può essere definita semplicemente una first lady, avendo sempre collaborato attivamente e condiviso l’azione e le idee del marito Alexey. Da questo punto di vista non è una sprovveduta, una donna ‘prestata alla politica’ per caso. Forse non ha ancora l’esperienza politica accumulata da Svetlana Tikhanovskaya – la ‘pasionaria’ della rivoluzione bielorussa contro il despota Alexander Lukashenko che fu alla testa nel 2020 della campagna elettorale e delle grandi manifestazioni anti regime che ne seguirono – ma sembra avere le spalle sufficientemente larghe per poter crescere rapidamente anche da questo punto di vista.

Per il momento ha un piccolo capitale di credibilità su cui contare. In primo luogo, ovviamente, il sostegno di molte cancellerie europee che hanno imparato a conoscerla durante l’esilio in Germania. E anche quello fra la gente comune: dopo l’annuncio pubblicato in video della sua decisione di proseguire la lotta intrapresa da suo marito i suoi follower su Instagram hanno superato il milione. Naturalmente il suo sarà un percorso accidentato e irto di difficoltà che non possono essere ignorate. A lei spetta riunire i litigiosi gruppi d’opposizione dell’esilio dove – come spesso accade in queste situazioni – personalismi e settarismi rischiano di non portare acqua al mulino degli obiettivi che si perseguono. Nei prossimi mesi Julia dovrà essere il perno attorno al quale si possano raggruppare tutte le forze che si battono per una democrazia di stampo europeo in Russia. In questo senso il primo banco di prova sarà certamente la denuncia del plebiscito con cui si tenta di far credere, almeno a una parte del mondo, che le presidenziali indette per il 15-17 marzo sono elezioni libere e non una messinscena organizzata per legittimare un regime dittatoriale.

Tuttavia è evidente che la costituzione di un punto di riferimento credibile all’estero non può risolvere tutti i problemi: chi è per la democrazia in Russia deve ancora trovare nuove forme e modi per far sentire la propria voce. Inoltre l’immagine di Julia dovrà inevitabilmente essere definita in relazione a ciò che è la Russia oggi. La famiglia Navalny è la rappresentazione di un ceto medio delle grandi città europee che è minoritario nel Paese. La Russia, una società fortemente polarizzata sul piano sociale come ai tempi degli zar, ha bisogno che si parli sì di democrazia e di corruzione degli oligarchi ma anche di programmi sociali, di infrastrutture, di ecologia e, perché no, di diritti delle donne.

Una donna non governa la Russia dai tempi di Caterina la Grande e non sarà facile far accettare l’idea di Navalnaya al Cremlino in una società in cui “valori tradizionali” fa rima con “fate più bimbi da mandare domani in guerra”, eppure questa signora ha tutte le carte in regola per potercela fare.

di Yurii Colombo

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