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L’umore filorusso in Germania est allarma le autorità di sicurezza

Slogan aggressivi contro la comunità ucraina durante le proteste per il caro energia.
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L’umore filorusso in Germania est allarma le autorità di sicurezza

Slogan aggressivi contro la comunità ucraina durante le proteste per il caro energia.
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L’umore filorusso in Germania est allarma le autorità di sicurezza

Slogan aggressivi contro la comunità ucraina durante le proteste per il caro energia.
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Slogan aggressivi contro la comunità ucraina durante le proteste per il caro energia.
Berlino – Il fronte interno tedesco nella guerra russo-ucraina comincia a vacillare, almeno nella Germania orientale. E la comunità ucraina accolta solo qualche mese fa con impeto solidale ora entra nel mirino. La miscela letale composta da crisi energetica e speculazione politica infiamma le piazze dei cosiddetti nuovi Länder, le regioni che un tempo facevano parte della Ddr e nelle quali, a dispetto della decennale dipendenza dall’Unione Sovietica i legami economici e sentimentali con Mosca sono rimasti forti. È in queste piazze, dalla Sassonia alla Turingia fino al Brandeburgo, che ogni lunedì, come abbiamo documentato più di un mese fa, i cittadini manifestano contro la politica energetica del governo. Un miscuglio di malcontento e sfiducia che rilancia le proteste che hanno segnato altre crisi di questo ultimo decennio, dai migranti alla pandemia. Complottisti, xenofobi, no-vax, delusi della democrazia, critici del capitalismo, estremisti di destra e di sinistra: ci sono tutti anche questa volta, spaventati dall’inflazione che galoppa e richiama i fantasmi di Weimar, dalle bollette energetiche alle stelle e dagli incubi della guerra nucleare. Fin dall’inizio è apparso evidente che oltre al governo – forse più del governo – l’obiettivo delle proteste fosse più la vittima che il carnefice di questa guerra: l’Ucraina più che la Russia. Già qualche settimana fa a Lubmin, cittadina sul Baltico punto terminale dei due gasdotti Nord Stream, un gruppo di manifestanti aveva estromesso dal corteo la piccola rappresentanza di rifugiati ucraini. E un po’ ovunque, nelle ultime settimane, sono aumentate le bandiere russe o delle repubbliche separatiste del Donbass. Ma quel che è avvenuto nelle manifestazioni di lunedì scorso a Lipsia e Dresda, le due principali città della Sassonia, segna un salto di qualità che allarma le autorità di sicurezza. Durante la manifestazione a Lipsia, un gruppo di ucraini è stato arringato con slogan tipo «Nazisti fuori!» e altri insulti meno riportabili. Diversi manifestanti hanno poi inveito accusando i rifugiati di vivere in Germania a spese dei contribuenti tedeschi. A Dresda, la splendida capitale della Sassonia ma anche del movimento anti immigrati Pegida, la comunità ucraina si è ugualmente dovuta confrontare con l’ostilità dei partecipanti alla manifestazione ufficiale contro il caro energia. Su Internet ha circolato per ore il video girato da una cosiddetta russendeutsche (i russi di origine tedesca emigrati in Germania dopo la caduta dell’Urss) in cui la presenza ucraina viene commentata con frasi tipo: «Vladimir Putin non ha bombardato abbastanza il vostro Paese, un simile attacco ci farebbe comodo oggi qui a Dresda». La polizia ora indaga sull’autrice. Il massimo organo di sicurezza tedesco, l’Ufficio per la difesa della Costituzione, è già attivo nel monitoraggio delle manifestazioni del lunedì e ha lanciato un allarme qualche giorno fa su infiltrazioni politiche e sul rischio che tali cortei si trasformino in altrettante minacce al sistema democratico. Ora si aggiungono le aperte intimidazioni contro la comunità rifugiata ucraina. Di Pierluigi Mennitti

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