Nasa contro SpaceX, i ritardi nella corsa alla Luna fanno paura anche a Trump
Scacco a Trump. O quantomeno alla sua siderale creatura. In questi giorni la Nasa, scatenando un polverone istituzionale non da poco, ha annunciato di voler cercare nuovi partner privati per la corsa alla Luna a discapito di SpaceX, l’azienda di Elon Musk
Nasa contro SpaceX, i ritardi nella corsa alla Luna fanno paura anche a Trump
Scacco a Trump. O quantomeno alla sua siderale creatura. In questi giorni la Nasa, scatenando un polverone istituzionale non da poco, ha annunciato di voler cercare nuovi partner privati per la corsa alla Luna a discapito di SpaceX, l’azienda di Elon Musk
Nasa contro SpaceX, i ritardi nella corsa alla Luna fanno paura anche a Trump
Scacco a Trump. O quantomeno alla sua siderale creatura. In questi giorni la Nasa, scatenando un polverone istituzionale non da poco, ha annunciato di voler cercare nuovi partner privati per la corsa alla Luna a discapito di SpaceX, l’azienda di Elon Musk
Scacco al tycoon. O quantomeno alla sua siderale creatura. In questi giorni la Nasa, scatenando un polverone istituzionale non da poco, ha annunciato di voler cercare nuovi partner privati per la corsa alla Luna a discapito di SpaceX, l’azienda di Elon Musk fin qui incaricata di costruire la sonda che trasporterà i cosmonauti americani sul nostro satellite, in occasione della missione “Artemis III”. «Stanno realizzando progetti notevoli, ma sono in ritardo sulla tabella di marcia. E siccome siamo in serrata competizione con la Cina, abbiamo deciso di allargare il contratto di produzione ad altri big di settore in concorrenza con SpaceX» sono state le parole di Sean Duffy, amministratore ad interim dell’ente aerospaziale statunitense e segretario dei Trasporti nell’attuale governo Trump.
Nasa contro SpaceX e il cambio di rotta sintomatico degli affanni di Washington
Un cambio di rotta sintomatico degli affanni di Washington, stretta fra l’arrembaggio di Pechino al cielo e l’imbarazzo dei continui rinvii sull’epocale programma di allunaggio. Perché inizialmente “Artemis III” avrebbe dovuto compiere il suo volo quest’anno, poi nel 2026 e ora è divenuto improbabile anche che ciò possa avvenire nel 2027. A questo punto altri contrattempi in agenda, fa capire Duffy, da oggi non saranno più ammessi.
La notizia ha naturalmente fatto andare Musk su tutte le furie. Il magnate si è sfogato su X, accusando il capo della Nasa di avere un quoziente intellettivo a due cifre. «Sean Dummy (storpiatura voluta del cognome, che scritto così significa “tonto” o “fantoccio”, ndr.) ha intenzione di distruggere l’istituzione che si è ritrovato a dirigere!». Al contempo il fondatore di Tesla si dice «convinto che SpaceX avanza come un fulmine rispetto al resto dell’industria aerospaziale e riuscirà a portare a termine l’intera missione in solitaria. Segnatevi le mie parole».
Finora SpaceX ha goduto di un importante canale preferenziale, certificato da un contratto d’appalto da 2,9 miliardi di dollari firmato con la Nasa nel 2021
Finora la società di Musk ha goduto di un importante canale preferenziale, certificato da un contratto d’appalto da 2,9 miliardi di dollari firmato con la Nasa nel 2021. Il problema è che da allora ci sono stati diversi incidenti di percorso, soprattutto attorno allo sviluppo di “Starship”: il gigantesco vettore super pesante scelto da Houston come unico lander lunare. Si tratta di un’opera ingegneristica colossale e senza precedenti, che una volta operativa rivoluzionerà l’intero concetto di accessibilità allo Spazio. Ma, come fanno notare gli addetti ai lavori, è fin troppo grande e complessa rispetto a quel che occorre per l’allunaggio di due persone. E colpevolmente la Nasa a lungo non ha avuto alcun piano B per internalizzare il processo, arrivando a dipendere interamente dai progressi di SpaceX che si sono rivelati deludenti. O se non altro poco compatibili con le esigenti tempistiche di “Artemis III”.
Oltre alle magagne di “Starship”, ci sono altri due elementi cruciali che nelle ultime settimane hanno mandato in affanno la Nasa
Oltre alle magagne di “Starship”, ci sono altri due elementi cruciali che nelle ultime settimane hanno mandato in affanno la Nasa.
- Primo: Donald Trump, piuttosto spazientito, pretende che il nuovo sbarco sulla Luna avvenga entro e non oltre il 20 gennaio 2029 (data non casuale, visto che coincide con la scadenza del suo secondo mandato da presidente);
- Secondo, altrettanto importante: Pechino non sta facendo alcun passo falso, anzi. L’agenzia spaziale cinese sta svolgendo un’esplorazione lunare parallela con notevoli risultati preliminari. E realizzerà il suo primo allunaggio umano entro il 2030.
Si capisce allora che il vantaggio americano è ormai troppo risicato per essere messo a repentaglio. E pazienza se a farne le spese dovrà essere una potenza economica come Musk: meglio lui che gli Stati Uniti, qualora dovesse avverarsi in mondovisione il sorpasso asiatico sul satellite (quale onta per lo zio Sam!).
Le alternative a SpaceX? Di sicuro c’è Blue Origin dell’arcirivale Jeff Bezos, che già collabora con la Nasa per altri progetti in orbita. E nelle ultime ore si fa largo anche il nome di Lockheed Martin, specializzata nell’ingegneria della difesa: aveva assemblato con successo il veicolo spaziale “Orion” utilizzato per la missione “Artemis I”. Per la serie: “Squadra che vince non si cambia”. E Washington non può proprio permettersi di perdere la Luna.
di Francesco Gottardi
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