Un eroe della resistenza norvegese, Knut Lier-Hansen, scrisse nel 1948: «Sì, le guerre possono portare con sé avventure che scaldano il cuore, ma la vera natura della guerra è fatta di innumerevoli tragedie personali, di pena, sperpero e sacrificio, di una malvagità totale che la gloria non redime». Ci eravamo assuefatti alle bombe intelligenti e ai droni illudendoci che in fondo eravamo in pace, soprattutto con noi stessi. Poteva capitare l’errore, il fuoco amico, ma erano appunto errori, non atti deliberati per colpire il nemico. I tempi in cui Hitler ordinava di bruciare Parigi o ridurre Napoli in cenere e macerie, i tempi in cui Dresda veniva rasa al suolo e tutto finiva coi due funghi nucleari in Giappone, i tempi dei campi di sterminio e dei gulag sembravano il brutto ricordo di un secolo passato.
La distruzione della diga di Nova Kakhovka sul fiume Dnipro con inondazioni nei villaggi e morti civili – operata con buona probabilità dai russi per ostacolare al massimo la controffensiva ucraina e con relativo scambio di accuse fra i due contendenti – ci riporta alla mente l’operazione Chastise (Castigo), quando nella notte tra il 16 e il 17 maggio 1943 i Dambusters inglesi, chiamati anche “i guastatori delle dighe”, con il 617° Squadrone (composto da centrotrenta aviatori britannici, canadesi e australiani, un americano e due neozelandesi) sorvolò la Germania Nord-Occidentale e distrusse le dighe dei bacini idrici dei fiumi Eder, Sorpe e Möhne con le cosiddette “bombe rimbalzanti”, con conseguente esondazione delle acque a valle. Morirono cinquantatré aviatori e oltre millequattrocento civili (fra cui cittadini francesi, polacchi, russi e ucraini). Nessuno osò criticare quell’attacco da parte degli Alleati: tutti sapevano che era Hitler con la sua follia il responsabile di ciò che, inevitabilmente, doveva accadere.
Consiglio a chi ne volesse sapere di più “Operazione Chastise” (Neri Pozza), il bel libro scritto da Max Hastings, reporter di guerra inglese che scrive per “Daily Mail” e “Financial Times”. Fu vera gloria, certo. Un’operazione che consentì una svolta importante nella guerra in Europa, ma che lasciò sul campo anche tante persone civili inermi e innocenti. Erano altri tempi, giorni in cui l’orrore scandiva i minuti della vita di milioni di persone. Nova Kakhovka ci riporta indietro nel tempo, oppure ci eravamo soltanto illusi che la malvagità potesse essere redenta. E questo, a Putin e compagni, non lo possiamo perdonare.
di Andrea Pamparana
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